Dal 2012 per rispondere ad un’esigenza didattica e divulgativa precisa, ottenere il massimo coinvolgimento del pubblico, in particolare giovane, durante incontri a tema storico, l’Istituto Piero Fornara ha avviato il progetto “non la solita storia” all’interno del quale sono confluite quattro ricerche condotte da Giovanni Cerutti sul tema della Shoah nel mondo del calcio,  raccolte nel fascicolo “La Svastica allo Stadio”.

Ad oggi sono stati realizzati circa 150 incontri sul tema, gli ultimi dei quali in alcune scuole di Novara in occasione del Giorno della Memoria 2017. Il prossimo appuntamento è fissato per l’11 di aprile presso l’Istituto Nervi di Novara.

Le conferenze sono state presentate in due ambiti di formazione per docenti in occasione della presentazione a Torino nel 2013 e a Busto Arsizio nel 2015, della mostra del Mémorial de la Shoah Lo sport europeo sotto il nazismo. Dai Giochi Olimpici di Berlino ai Giochi Olimpici di Londra (1936-1948), (Maggiori informazioni http://www.fontana-laura.it/attivita/mostre/lo-sport-sotto-il-nazismo/), nel 2013 presso l’Università di Novara in occasione della commemorazione dell’anniversario della morte di Arpad Weisz in collaborazione con il Novara Calcio, evento in seguito al quale nell’ottobre 2013 è stata posta una targa in memoria dell’allenatore ungherese nello stadio cittadino e nei seminari di scienze politiche dell’Università degli Studi di Milano.

Le coferenze attualmente programmate possono essere ricavate dalla sezione eventi del sito

Oggi le storie, raccontate dalla voce dell’autore, possono essere ascoltate qui:

radio svizzera italiana: http://www.rsi.ch/rete-due/programmi/cultura/laser/La-svastica-negli-stadi-7013603.html

Le ricerche analizzano la storia dell’applicazione dei provvedimenti razziali del 1938 in Italia a danni di personaggi sportivi e le vicende della persecuzione razziale nell’Europa occupata. Sono state approfondite con una lunga ricerca le figure sotto descritte.

Arpad Weisz, grande allenatore dell’Inter, poi passato al Novara e al Bologna. Costretto a lasciare per via dell’emanazione delle cosiddette “Leggi Razziali” con la sua famiglia l’Italia, nel ’39 si spostò in Olanda, dove, dopo l’occupazione nazista, venne catturato e avviato al campo di Auschwitz con la moglie e i suoi due bambini.

Ernest Erbstein, allenatore del Grande Torino, anch’egli costretto a lasciare l’Italia in seguito alle leggi del ’38, ma che non riuscì mai ad arrivare in Olanda, come avrebbe voluto.

Mathias Sindelar, centravanti dell’Austria Vienna e della nazionale, ritenuto, insieme a Giuseppe Meazza, il più forte della sua generazione. Fu anche il primo “testimonial sportivo”, in quanto univa alle capacità agonistiche una bellezza notevole. Rifiutatosi di vestire la maglia della Nazionale tedesca dopo l’Anschluss, venne trovato morto nel suo appartamento, quasi certamente ucciso dalle SS.

“La squadra del Ghetto”. All’origine del grande Ajax di Johan Cruijff ci sono un gruppo di imprenditori di origine ebraica, che vennero salvati durante l’occupazione nazista da alcuni dirigenti della squadra, tra cui il padre di Ruud Krol. Quando la Fifa designò l’arbitro israeliano Abraham Klein ad arbitrare la finale del campionato del mondo del 1978 Argentina-Olanda, la federazione argentina lo ricusò, sostenendo che non era in grado di essere obiettivo. Il capitano dell’Olanda era Ruud Krol; a due passi dallo stadio Monumental  di Buenos Aires si trovava la Scuola di meccanica dell’esercito dove venivano torturati gli oppositori del regime di Videla, prima di essere fatti sparire nel mare.

Elena Mastretta