Franco Debenedetti ( Teglio è il suo “nom de plume”, come usa dire lui), è uno dei testimoni che collaborano con l’Istituto Piero Fornara sul tema della memoria a diversi anni. Franco è un Hidden Children e, da quando ha ricostruito la sua storia, ha creato una mostra, ospitata nel 2015 nel nostro territorio per oltre tre mesi in diverse sedi (Novara, Domodossola, Ghevio, Meina) e ha iniziato il lavoro di testimonianza nelle scuole. Negli anni scorsi lo abbiamo accompagnato ad incontrare studenti e cittadini di Gozzano, Borgomanero, Novara, Romentino, Domodossola. La sua mostra è stata esposta a Ghevio nel febbraio 2015, accogliendo in visita tutti gli studenti delle scuole Fendandez Diaz e allo Chalet del Museo Faraggiana di Meina dal 1 agosto al 28 settembre scorsi.

Il prossimo 8 gennaio Franco incontrerà gli alunni delle classi IV e V della primaria Fernandez Diaz, che hanno già visitato la sua mostra e si sono preparati all’incontro con le specifiche letture e che hanno realizzato le immagini usate per questo articolo.

Elena Mastretta

La mostra:

17 NOVEMBRE 1938

Stato italiano emana le leggi razziali

Storie familiari, immagini e documenti

Mostra

a cura di Franco Debenedetti Teglio

Organizzata nel novembre 2008

Dalle Biblioteche civiche Torinesi

Con Comunità ebraica di Torino

Amicizia Ebraico-Cristiana

allestimento a cura di

Cynthia Burzi

mostra-giorno-della-memoria2015

dal

al

Presso


È avvenuto, quindi può accadere di nuovo:
questo è il nocciolo di quanto abbiamo da dire
Primo Levi, I sommersi e i salvati

Da una lettera di mio padre, nel suo umorismo inimitabile: oggi è cominciata l’era delle non-biciclette. Ho consegnato personalmente quella di Mischa. Leggo sul giornale che a Amsterdam gli ebrei hanno ancora il permesso di usarle: che privilegio! Non dobbia­mo più temere che le nostre biciclette vengano rubate. Per i nostri nervi è sicuramente un vantaggio. Anche nel deserto abbiamo dovuto farne a meno, per ben quarant’anni.

Etty Hillesum, Diario 1941-1943

[…] proprio in quei mesi iniziava la pubblicazione di “La Difesa della Razza”, e di purezza si faceva gran parlare, ed io cominciavo ad essere fiero di essere impuro. Per vero, fino appunto a quei mesi non mi era importato molto di essere ebreo: dentro di me, e nei contatti coi miei amici cristiani, avevo sempre considerato la mia origine come un fatto pressoché trascurabile ma curioso, una piccola anomalia allegra, come chi abbia il naso storto o le lentiggini.

Primo Levi, Il sistema periodico

In parole povere, bisognava assolutamente sforzarsi di dare una buona impressione, e nessun bambino poteva guastare questa buona impressio­ne, perché bastava un solo, un unico bambino che non si fosse la­vato la testa come si deve e avesse i pidocchi, per gettare una pes­sima reputazione su tutto il popolo ebraico. Anche così comun­que non ci potevano soffrire e guai a te se davi loro un altro moti­vo per non sopportarci.

 

                                                                             Amos Oz, Una storia di amore e di tenebra

Si potrebbe continuare, ma un simile elenco mostra, pur tra innegabili oscillazioni e parziali passi indietro, come la questione ebraica sia presente all’attenzione del dittatore prima dell’alleanza con la Germania nazista, prima della guerra di Etiopia e anche notevolmente prima della legislazione razzista e antisemita del 1938.

 

Nicola Tranfaglia, recensione al volume di Giorgio Fabre, Mussolini razzista. Dal socialismo al fascismo: la formazione di un antisemita

I provocatori, i soverchiatori, tutti coloro che, in qualunque modo, fanno torto altrui, sono rei, non solo del male che commettono, ma del pervertimento ancora a cui portano l’animo degli offesi.