In prossimità del Settantaduesimo Anniversario della Strage di Borgo Ticino, pubblichiamo la scheda del libro di Andrea Speranzoni A partire da Monte Sole. Le stragi nazifasciste tra silenzi di Stato e discorso sul presente, già presentato presso la Biblioteca Comunale il 28 aprile scorso.

ANDREA SPERANZONI Si è occupato di processi relativi all’eversione di destra in Italia e di reati di terrorismo. Dal 2008 collabora con la cattedra di Procedura penale europea e sovranazionale presso il Dipartimento dei sistemi giuridici ed economici dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Ha già pubblicato diversi testi sui crimini nazifascisti in Italia. E’ stato l’avvocato di parte civile nel processo per l’eccidio del 13 agosto 1944, a Borgo Ticino.

 

Già avevamo molto apprezzato il lavoro di Andrea Speranzoni  dal titolo “Le stragi della vergogna”, e ulteriormente ci congratuliamo per il lavoro più recente, così ben concepito, così toccante e profondo.

L’opera affronta registri di tipo plurimo, che esprimono l’esito di studi approfonditi, ma anche di percorsi interiori se non intimi.

La prima parte si concentra nella stesura di una teoria del trauma specifico della vittima, che scaturisce dalla analisi dei suoi assetti difensivi e dalla diagnosi dei materiali mnemonici, paragonati a scorie radioattive, permanentemente attive, nel divenire centro gravitazionale della vita mentale.

L’inesprimibilità dell’accaduto conduce a forme di coazione a ripetere e frequentemente la scena sociale occupa il vuoto della non dicibilità.

La descrizione del rapporto fra il carnefice e la vittima trasla nella analisi del rapporto tra l’inabilità al pensiero ed un dilemmatico transfert di paralisi-fuga, che evolverà a suo turno nella impensabilità. E’ trasmissione agita di morte mentale.

Più avanti, nella stesura dell’opera subentra uno sguardo che si muove in senso eziologico sino alla indagine della mentalità militarista su impianto patriarcale, via via consentita nei suoi piani con l’instaurarsi di costellazioni precise che costruiranno intorno alla vittima designata la cornice di uno “stato di eccezione”, in cui inabissa la condizione dell’umano.

Si entra così nel territorio della metafora entro cui sviluppa il piano eliminazionista: l’animalità in cui viene vissuta la vittima giustifica la deumanizzazione, il macello è descritto in terminologie igieniste , la caccia corrisponde agli atteggiamenti nella azione (con tanto di studio preparatorio delle condizioni climatiche).

L’espulsione della vittima dalla comunità procede per passaggi di tipo intimo e terroristico, che sigillano nel ruolo, con incapsulamento secondo le tattiche della instaurata vergogna. Carapace afasico.

L’intento della ricostruzione eziologica comporta una meditazione sulle imputabilità, nella ricostruzione storica di tutti i tentativi censori e insabbianti e nella analisi delle linee di continuità fra la mentalità nazifascista e il criterio della verità raggiungibile solamente nel momento politico dato.

Qui l’Autore si sintonizza con la voce amata del poeta ucciso, e descrive la di lui discesa agli inferi a partire dal suo varcare la soglia di un luogo intriso di memorie strazianti e divenuto in sé terreno di iniziazione alla parola autentica. Da Monte Sole al proprio corpo straziato in Ostia.

Lo sguardo di Pier Paolo Pasolini , che l’Autore ci trasmette , sbarra gli occhi sul genocidio culturale in atto, sull’anancasmo -rituale coattivo- che descrive il comportamento omologato ( che ha per matrice quello del consumatore), sulla messa al bando del sacro con l’uccisione di chi lo invoca , sulla riduzione del luogo sacro a sarcofago di persone uccise.

La linea di continuità fra la violenza nazifascista e la violenza della società dei consumi è dunque di tipo sostanziale: la dissacrazione nazifascista si riflette mirabilmente nel trapianto valoriale perpetrato dalla borghesia mediante manipolazione delle coscienze e manomissione del gusto e pervertimento della ideazione.

I larvali imitatori dei borghesi in ascesa sono paragonabili alle manovalanze del regime nazifascista. E’ la zona grigia in cui opera il verme.

E qui l’uccisione del poeta è uccisione del profeta.

L’Autore allora trasforma il suo passo, da cronista impeccabile a Io narrante una empatia inconsueta, con il luogo della mattanza, con le genti annientate, con gli animali massacrati, con le carni violate, con i bambini crocifissi, con i superstiti straziati al ricordare e ricomposti dal fare giudiziario.

E’ il progetto della ricostruzione di quella mente comunitaria così distrutta da deflagrare nell’impensabile. E’ il progetto della resistenza alla violenza di un’epoca, sino al reperimento della parola autentica per dire l’Uomo e la Donna e il Bambino.

A partire da Monte Sole, trapassando il boato senza suono del silenzio fascista, golpista e piduista, eccoci al discorso sul presente e alla scelta invece delle parole libere e fresche e disinvolte di quella totialità psichica che è nostro preciso dovere reclamare e nostro pieno diritto godere.

 

(la scheda è stata redatta da nadia negri pizzini)