Le Celebrazioni ufficiali della Battaglia di Megolo, in cui perse la vita il “Capitano” Filippo Maria Beltrami si svolgeranno secondo il seguente calendario
Questo evento e la figura di Filippo Maria Beltrami sono stati oggetto di molte ricerche da parte dell’Istituto Piero Fornara, che nel 2011 ha collaborato alla stesura della sceneggiatura del cortometraggio tratto dal testo di Giuliana Gadola Beltrami, tratto dal bellissimo testo da lei dedicato alla figura del marito prematuramente scomparso di cui ricorre, come ci ricorda il figlio minore della coppia, legato al’Istituto attraverso la partecipazione al comitato scientifico, Michele con questi due poster
Elena Mastretta
Riportiamo qui di seguito l’interessante contributo di Marco Travaglini sull’argomento
Megolo, il dovere della memoria
Domenica si celebra il 72° anniversario della battaglia di Megolo. Ad Omegna interverrà lo storico Gianni Oliva che, senza dubbio, saprà trovare le parole più appropriate per ricordare i dodici caduti del Cortavolo. Ma, quei fatti di sangue del 13 febbraio 1944, cosa sono in grado di trasmettere oggi? La battaglia di Megolo non è riducibile ad uno dei tanti episodi nella fase d’avvio della lotta di Liberazione. Megolo e i suoi protagonisti – dal capitano Beltrami a Gaspare Pajetta , a tutti gli altri dieci – dopo più di sette decenni, non sono diventati muti. Si avverte che, in qualche modo, parlano ancora e che la loro voce riesce a raggiungerci senza aver perso la sua forza. Megolo è stato il simbolo dell’unità ritrovata degli italiani contro il fascismo ed il nazismo. Il primo episodio di scontro in campo aperto, per necessità e per scelta, tra i partigiani ed i tedeschi affiancati dalle brigate nere. Sull’altura del Cortavolo, tra le balze e i boschi di castagno, hanno combattuto a viso aperto e sono caduti uomini con idee politiche diverse e di diversa estrazione sociale. Erano animati da un desiderio che li accomunava: dar vita ad un progetto di riscatto della dignità nazionale. Un progetto che passava attraverso la Resistenza al fascismo ed il bisogno di riconquistare il bene più prezioso e per troppo tempo negato: la libertà. Libertà di costruire una democrazia nuova, di sviluppare un progetto di società più giusta, di coltivare un’idea di paese che non fosse più “ammanettato” dalla tirannide. Il segno indelebile di quella tragica vicenda è racchiuso lì. Ed è un segno che non si usura col tempo. Non diventa opaco, non sbiadisce. Le storie del “Capitano” e dei suoi undici compagni di resistenza ci parlano ancora oggi, a distanza di decenni, perché furono capaci di mettersi in gioco, e di perdere la propria vita, per difendere l’ideale di libertà e di giustizia persi nell’oscurità della seconda guerra mondiale. Certi uomini sono quello che i tempi richiedono. Si battono, a volte muoiono, per cose che prima di tutto riguardano loro stessi. Compiono scelte estreme, per il senso dell’ingiustizia provata sulla pelle, per elementare e sacrosanta volontà di riscatto. Megolo parla ancora perché oggigiorno quel bisogno di unità ( nella responsabilità), di cambiamento ( democratico, inclusivo), di giustizia ( sociale, economica ) e d’uguaglianza ( nelle opportunità, davanti alle regole di tutti e per tutti) è terribilmente attuale. Il nostro paese – prescindendo dalle opinioni , dalle fedi politiche e dai credi diversi – ha bisogno di questo. E il dovere della memoria può aiutare a trovare le parole, i gesti e le giuste azioni per provare – una volta di più – a rendere migliore e più giusta quest’Italia.
Marco Travaglini