ll libro Hanna non chiude mai gli occhi, di Luigi Ballerini, che abbiamo promosso attraverso la sezione didattica e cui abbiamo dedicato una recensione, (https://www.isrn.it/raccontata-in-un-libro-la-comunita-ebraica-italiana-di-salonicco/) dopo le numerose presentazioni è risultato vincitore, insieme ai testi di Carlo F. De Filippis e Andrea Fazioli del Premio Fenice, Europa, XIX edizione.
I tre titoli sono stati scelti da una giuria tecnica composta da Younis Tawfik, Claudio Toscani e Adriano Cioci.
460 lettori residenti in Italia e all’estero (Europa, America e Antartide) hanno decretato il “supervincitore”: alla presenza di un numeroso pubblico e di tutti gli autori a Losanna (Svizzera) sabato 3 settembre 2016 il testo dedicato alla storia della comunità ebraica di Salonicco e nel quale ci sono forti riferimenti all’Olocausto del Lago Maggiore, privilegiato tema di ricerca dell’Istituto Fornara, ha ottenuto questo ulteriore riconoscimento, a dimostrazione dell’apprezzamento che la narrativa di tema storico “per ragazzi” sia in realtà un genere apprezzabile anche dagli adulti, come ha sottolineato l’autore al momento della premiazione.
Erano presenti in sala due delle figlie ancora in vita di Lucillo Merci, figura storica ben approfondita nel testo insieme a quella di Guelfo Zamboni, che si spese per la salvezza di alcuni degli Israeliti che poi perirono nella strage di Meina del 22-23 settembre 1943, oltre a quattro nipoti e una rappresentanza dell’advisory board dell’Istituto Fornara che segue il progetto didattico “Storia da leggere, leggere di storia”.
L’inserimento del testo nel progetto didattico, era infatti dipeso proprio da queste sue caratteristiche e dai rapporti in essere tra l’Istituto e la famiglia di Merci. Per la ricostruzione storica l’autore ha usato, tra gli altri documenti, il diario di guerra 1942-43 che lo stesso Merci consegnò a Yad Vashem su richiesta dell’istituto stesso ricevuta il 1 giugno 1983. Parte di questo diario è stata pubblicata già nel libro Hotel Meina di Marco Nozza e leggendola si può apprendere che il Colonello partì per l’Italia portando con sé
“gli ebrei Dottor Modiano Luigi, la moglie Ernestina, il figlio Claudio, il signor Torres Raul e signora Valeria, l’ing. Elia Modiano, l’avvocato Mosseri, la signora Picollo e altri, complessivamente dodici, compreso (dimenticavo) Elia Saias e famiglia, due signore italiane ariane. […] Accompagnai i miei ospiti fino a Venezia, meta del treno. La famiglia Modiano partì per Firenze, gli altri per il Nord.”
Dopo la chiusura del Consolato Generale d’Italia di Salonicco, avvenuta nel dicembre 1943 e anche in seguito, Lucillo Merci continuò ad interessarsi della sorte delle persone che aveva cercato di salvare, ma spesso non riuscì a recuperare loro notizie o a verificarle. A pag 300 del citato testo di Nozza si legge infatti in merito a quanto riuscì ad apprendere che
“Gli ebrei italiani o dichiarati tali, da me accompagnati in Italia il 1 agosto 1943 fino a Venzia capolinea del treno, si salvarono. La famiglia del Dott. luigi Modiano medico (moglie e figlio Claudio), proseguì per Firenze, dove si stabilì. Gli altri nove andarono a Meina sul lago di Como. Con l’occupazione dell’Italia settentrionale da parte dei tedeschi dopo l’8 settembre, il 23 settembre furono arrestati dalle SS, trucidati e chiusi in sacchi buttati nel lago. Le salme furono recuperate durante la guerra.”
Lo stesso Merci dichiara di non aver potuto controllare queste informazioni, che noi oggi sappiamo non corrispondere a verità storica, ma di certo, come testimoniano le figlie, il pensiero alla sorte di tutti coloro che erano passati dal Consolato di salonicco in cerca di salvezza non lo ha mai abbandonato.
Il libro ci permette quindi di aprire nuovi spazi di riflessione sui temi della responsabilità personale e dell’esclusione, ma anche di recuperare l’episodio meinese sotto una nuova luce.
l’autore al centro con le figlie di Lucillo Merci Carla e Lucilla ( in azzurro), i nipoti Pierfrancesco, Giuliana e Italo ( in giacca scura)
Elena Mastretta