Oliva Elsa, “Violetta”, “Elsinki” (Piedimulera 1921 – Domodossola 1994). Ragazzina irrequieta, di famiglia antifascista, andò ancora bambina, interrotti gli studi, “a servizio” presso una famiglia benestante. A 14 anni andò in Valsesia, dopo essere fuggita di casa con il fratello Renato; i due vivevano dipingendo e vendendo quadri. Tra gli amici pittori Elsa conobbe il padre del suo primo bambino, Omero Solaro, poi partigiano e morto a Mauthausen.
Questa vita un po’ raminga la aiutò ad inserirsi nella lotta partigiana. Contratta la tubercolosi, si trasferì sul Lago di Garda e poi ad Ortisei dove iniziò a lavorare in un laboratorio di pittura su legno. Essendo antifascista come il padre, che nel 1930 perse il lavoro perché non iscritto al Fascio, era controllata dalla milizia e fu costretta a spostarsi a Bolzano dove iniziò a lavorare all’anagrafe del Comune fino all’indomani dell’8 settembre 1943. In quel momento la donna divenne parte attiva della Resistenza, difendendo la caserma di Bolzano dai tedeschi, organizzando la fuga dei militari internati, procurando loro documenti falsi. Poi distrusse l’archivio dell’Anagrafe per non lasciare tracce del suo operato. Arrestata dopo azioni di sabotaggio, riuscì a fuggire mentre la portavano a Innsbruck per essere processata e raggiunse Domodossola dove i suoi si erano trasferiti. Ricercata dalle SS, Elsa Oliva nel maggio del 1944 si unì come infermiera ai partigiani della seconda Brigata della Divisione Beltrami, divenendo poi attiva combattente. Lasciata la Brigata, raggiunse il fratello Aldo, che militava nella “Banda Libertà” e che fu poi ucciso dai fascisti a Carcegna. Nel dicembre dello stesso anno fu catturata e condotta alla caserma di Omegna. Sicura di essere fucilata, simulò un suicidio, ingerendo una cospicua dose di compresse di sonnifero. Giunta in ospedale, con l’aiuto di don Giuseppe Annichini e di suor Augusta riuscì a salvarsi. Raggiunse il Mottarone dove aveva base la sua nuova brigata, la “Franco Abrami” della Divisione Valtoce. Qui diventò comandante della “Volante di polizia”, squadra che poi divenne “Volante Elsinki” dal nome di battaglia di Elsa. Dopo la Liberazione ricevette il grado di Tenente. Continuò l’impegno politico: eletta consigliere comunale a Domodossola, indipendente in una lista PCI, da cui si staccò delusa. Lasciò anche l’ANPI e divenne vicepresidente dell’Associazione Volontari della Libertà, della FIVL. E’ morta a Domodossola nel 1994.

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Ha pubblicato Ragazza partigiana, La Nuova Italia, Firenze 1974; una raccolta di racconti dal titolo La Repubblica partigiana dell’Ossola e altri episodi, Grossi, Verbania 1983. Postumo è stato pubblicato il racconto autobiografico Bortolina: Storia di una donna, Torino, Gruppo Abele 1996. Una sua diretta testimonianza è stata pubblicata nel libro di Anna Maria Bruzzone e Rachele Farina, La Resistenza taciuta – Dodici vite di partigiane piemontesi, pubblicato nel 1975 da La Pietra e ripubblicato nel 2003 dalla Bollati Boringhieri.

Elsa Oliva era una donna speciale: infermiera autodidatta, pittrice, combattente, comandante di una volante. Tra le molte donne che hanno sostenuto la Resistenza, fatto insolito per quell’epoca, era una vera donna combattente, dichiarata e in tale ruolo riconosciuta: Tenente Elsa Oliva, Comandante di Polizia della Brigata “Franco Abrami” al Mottarone. Portare l’arma non era per lei un semplice vezzo decorativo, come si vede spesso sulle fotografie di donne che sfilano felici dopo il 25 aprile ’45 per l’avvenuta liberazione, no: lei e l’arma da combattente erano una cosa sola.

Infinite volte Elsa si trovò in serie difficoltà, sempre superate grazie alla sua simpatia personale e determinazione, accompagnata da intelligenza, furbizia ed esuberanza giovanile. Tutto risale alla sua giovinezza, alla decisione di cercare la sua strada lontano da casa, per ritornarvi ormai adulta a continuare la lotta per la libertà. Il legame più profondo è quello con il fratello Aldo, Ridolini, a cui Elsinki cerca di avvicinarsi con il trasferimento dalla Beltrami alla Valtoce e con l’intima convinzione di potergli essere d’aiuto. Il dolore per la morte del fratello, ucciso a Carcegna il 14 febbraio 1945, non riesce ad annientarla, anzi, la sprona a continuare con la determinazione di sempre e la consapevolezza del pericolo. L’episodio della liberazione di due compagni di lotta la vede protagonista a Quarna al comando della Volante, composta da un gruppo di uomini che si fidavano di lei, avendola vista sempre in prima fila, senza mai abbandonare a sé stesso chi era in pericolo.

Questa donna di carattere ha voluto lasciarci la sua testimonianza, riordinando al termine della guerra le sue memorie in appunti stesi nel 1945, in “Elsa Oliva – ragazza partigiana”, pubblicato dagli amici partigiani a cura del Raggruppamento Partigiano Verbano Cusio Ossola, che termina così:” Vado al piccolo cimitero a salutare i miei poveri compagni e mio fratello. Siedo sull’orlo della tomba e rimango a lungo a pensare ciò che sarà la mia vita a venire… Quassù c’è tanta pace…  Cammino lentamente sulla strada che mi porta al piano. Non ho fretta di arrivare. Domani camminerò sull’asfalto! Su quell’asfalto che il mio adorato Aldo aveva tanto sognato.”

Le volontarie e i volontari del Museo “Alfredo Di Dio” di Ornavasso

Bibliografia di riferimento

  • Elsa Oliva, Ragazza partigiana, La Nuova Italia, Firenze nel 1974.
  • Elsa Oliva, La Repubblica partigiana dell’Ossola e altri episodi.
  • Elsa Oliva, Storia di una donna, edizioni Gruppo Abe, postumo 1996, racconto autobiografico. Anna Maria Bruzzone e Rachele Farina, La Resistenza taciuta – Dodici vite di partigiane piemontesi, La Pietra, 1975; ripubblicato da Bollati Boringhieri, Torino 2003.
  • “Ricordi della Resistenza”, guida del Museo della Resistenza “Alfredo Di Dio” di Ornavasso, CMVO, Raggruppamento Divisioni Patrioti “Alfredo Di Dio”, ed. Aligraphis, Gravellona Toce 2004.
  • Massara, Antologia dell’antifascismo e della resistenza novarese, Istituto Storico della Resistenza “Piero Fornara”, Grafica Novarese, Novara 1984;
  • Giorgio Buridan, “In cielo c’è sempre una stella per me”, Tararà, Verbania 2014.
  • “Leggere la Resistenza” a cura di Maria Silvia Caffari, Grazia Vona, Margherita Zucchi, Museo della Resistenza “Alfredo Di Dio” di Ornavasso e Raggruppamento Divisioni Patrioti “Alfredo Di Dio”, Omegna 2020.

Il personaggio di Elsa compare in diverse opere tra cui Quaranta giorni di libertà di Luciano Codignola, con la regia di Leandro Castellani, lungometraggio del 1974 che narra l’epopea della Repubblica partigiana dell’Ossola. E di cui qui si può vedere un frammento https://www.youtube.com/watch?v=Uz01_mr2Grs

Sitografia  (ultima consultazione 21 aprile 2020)

https://www.inventati.org/donnola/materiali/elsa_oliva.html

https://www.anpi.it/donne-e-uomini/2228/elsa-oliva

https://medea.noblogs.org/2014/04/22/la-storia-della-partigiana-combattente-elsa-oliva-elsinki/