Continua la pubblicazione dei profili biografici dei “personaggi” della resistenza del novarese e del Verbano Cusio Ossola. Questo è stato steso in collaborazione con le volontarie e i volontari del Museo “Alfredo Di Dio” di Ornavasso.

Figlio del notaio Giorgio Puecher Passavalli, appartenente a una benestante famiglia di origini nobili trentine, Giancarlo Puecher nacque a Milano il 23 agosto 1923. Considerò sua guida morale il padre, di idee liberali e antifascista e fu educato ai valori cristiani dalla madre Anna Maria Gianelli, che morì dopo lunga malattia, il 31 luglio 1941, lasciando grande sconforto nella famiglia e,  oltre a Giancarlo, i figli più piccoli Virginio, di 15 anni e Gianni di 11 anni.

Frequentò il ginnasio al liceo Parini, presso i gesuiti dell’ Istituto Leone XIII, poi la facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Milano. Nel luglio 1943 abbandonò gli studi per arruolarsi volontario nella Regia Aeronautica come allievo ufficiale pilota. Non riuscì però a completare l’addestramento e ad essere incorporato nell’aviazione prima dell’8 settembre e dell’occupazione tedesca. Con la famiglia era sfollato per la guerra nella villa di loro proprietà vicino ad Erba, a Lamburgo, località divenne centro tra i primi della Resistenza. Qui Giancarlo, a seguito di contatti con Luigi Meda, esponente dei cattolici democratici di Milano, e il prete Don Giovanni Strada, parroco di Ponte Lambro, riunì e guidò un gruppo di giovani patrioti antitedeschi e antifascisti, che costituirono il nucleo primario della resistenza in Brianza. La famiglia Puecher aiutò gli sbandati ad avviarsi verso il confine già durante il disfacimento dell’8 settembre,  procurando inoltre ogni aiuto ai giovani nascosti in montagna. Al gruppo partigiano riunito intorno a Giancarlo Puecher, si era unito Franco Fucci (Brescia 1920 – Milano 2013, giornalista e scrittore), ex alpino in Grecia, vicino agli ambienti democristiani, arrivato ad Erba dopo l’armistizio. Già tra la fine di ottobre e l’inizio  di novembre 1943, il gruppo di Puecher si era orientato verso il combattimento attivo, con opere di sabotaggio alle linee telefoniche tedesche nella zona di Canzo e Asso, la requisizione di una automobile tedesca davanti alla Stazione Centrale di Milano, il recupero al Crotto Rosa di Erba di materiale militare e di cavalli e muli che vengono dati ai contadini.

A seguito dell’uccisione di due repubblichini da parte di ignoti, essendo ormai note ai fascisti le attività del gruppo Puecher, Giancarlo fu arrestato il 12 novembre 1943 insieme a Franco Fucci che, gravemente ferito, dopo le cure resterà in carcere fino alla liberazione. Il 15 viene arrestato anche il padre di Giancarlo: i due avrebbero potuto fuggire con l’aiuto di amici, ma rifiutano per non abbandonare gli altri compagni incarcerati. Giorgio Puecher fu inviato a Fossoli, poi a Mauthausen dove morì il 7 aprile 1945 per stenti. In Via Broletto 30 a Milano, dove aveva abitato la famiglia Puecher in una casa distrutta nel bombardamento del 16 agosto 1943, è stata collocata una Pietra d’inciampo al suo nome¹.

 

Giancarlo, interrogato e torturato in carcere a Como il 14 novembre 43, non si lasciò intimorire. Il 20 dicembre essendo stato ucciso uno squadrista, sebbene estraneo al fatto, Giancarlo venne accusato e condannato, in un processo farsa, da un tribunale militare straordinario presieduto da tenete colonnello Biagio Sallusti. L’assurdità del processo fu tale che lo stesso Guardasigilli della RSI lo dichiarò nullo  e arbitrarie le condanne, tuttavia nessuno, neppure nel dopoguerra pagò per la riconosciuta irregolarità del processo. Giancarlo Puecher, innocente, fu fucilato al cimitero Nuovo di Erba la sera del 21 dicembre, perdonando i componenti del plotone di esecuzione, militi delle Brigate Nere, gridando a gran voce sopra gli spari “Viva L’Italia Libera”. Il sacerdote Fiorentino Bastaroli, che lo assistette nelle ultime ore, scrisse al padre di Giancarlo una lettera in cui descrive la serenità e il coraggio del suo ragazzo. L’ultima lettera di Giancarlo Puecher è pubblicata in Lettere di condannati a morte della Resistenza europea².

Una divisione del Raggruppamento “Alfredo Di Dio”, porta il nome di Giancarlo Puecher.

 

bibliografia di riferimento

Giuseppe Deiana, Nel nome del figlio. La famiglia Puecher nella Resistenza, Mursia, 2014
Pietro Malvezzi e Giovanni Pirelli ( a cura di), Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana ( 8 settembre 1943-25 aprile 1945), 16a ed., Torino, Einaudi, 2003 [1952]

 

Sitografia

https://www.anpi.it/donne-e-uomini/1430/giancarlo-puecher

https://it.gariwo.net/giusti/biografie-dei-giusti/shoah-e-nazismo/storie-segnalate-dagli-utenti/giancarlo-puecher-9343.html

La scheda di Puecher nella banca dati Ultime Lettere dell’Istituto Nazionale Parri  http://www.ultimelettere.it/?page_id=35&ricerca=211

 

¹ Le Pietre di inciampo, Stolpersteine, sono un progetto dell’artista Tedesco Gunter Demnig allo scopo di tenere viva la memoria di tutte le vittime dei nazifascismi. Il sito che raccoglie le notizie delle pietre posate a Milano è consultabile qui: http://www.pietredinciampo.eu/milano/

² Nella banca dati Ultime Lettere è consultabile la trascrizione diplomatica del testo della lettera: letgiapue431221.pdf [37 kb]