Le immagini della liberazione
Le trattative
Tra i presenti, sulla sinistra, vi è anche Giuseppe Bonfantini, ultimo sindaco democratico di Novara.
I primi colloqui tra le parti. Ad accompagnare Mons. Ossola, il parroco di Veveri e don Carlo Brugo.
L’auto di mons. Ossola mentre si dirige a Veveri per prelevare Gastone e Grassi per trattare con i tedeschi.
Le trattative si protrassero per tutta la mattinata e gran parte del pomeriggio anche all’interno del vescovado. I primi difficili contatti furono interlocutori, necessari più ai nazifascisti per comprendere la reali intenzioni dei partigiani e del C.L.N., ma soprattutto per capire cosa stava avvenendo in tutto il nord della penisola. Differenti erano poi i punti di vista all’interno del comando germanico tra chi era propenso alla trattativa (il colonnello Hahn del 1021° militaerkommandatur) e chi non avrebbe riconosciuto nessun accordo (il temutissimo colonnello Buch del 15° reggimento di polizia delle SS). Il pomeriggio, dinnanzi alla determinazione dei patrioti, i tedeschi abbandonarono al proprio destino i repubblichini che furono costretti ad accettare la resa senza condizioni, mentre le differenti posizioni all’interno del Comando germanico rallentarono le trattative che giunsero a maturazione alle 16.30 con la firma di una “convenzione”. Il documento garantiva l’incolumità di entrambi gli schieramenti e soprattutto evitava che la città si trasformasse in un campo di battaglia. Il patto prevedeva che i tedeschi si ritirassero all’interno delle caserme Cavalli e Passalacqua con tutto il loro armamento. La città passava di fatto sotto il pieno controllo del C.L.N.. La resa secondo le leggi di guerra, sarebbe avvenuta solo nelle mani degli Alleati.
La città non è ancora liberata, ma i novaresi depongono i fiori sul luogo dell’eccidio di P.zza Cavour.
Alle 17.30 il comando garibaldino disponeva la nuova dislocazione delle forze. A garanzia dell’incolumità tedesca, le formazioni che circondavano la città furono fatte arretrare e concentrate nei pressi di Oleggio, Momo e Trecate, ad eccezione della Brigata Loss che fu fatta confluire a Veveri dove, con tutti i comandanti, sfilò per il centro cittadino. I partigiani avevano libertà di movimento in tutta la città.