Nelle scorse settimane l’Anpi di Sesto Calende aveva organizzato un  incontro dedicato alla figura dell’ostetrica Maria Gambarini Gavinelli presso l’antica Casa Balsari di Borgo Ticino ( https://www.isrn.it/continuano-gli-incontri-a-casa-balsari/). Nel corso della serata, partendo dai ricordi della figlia della donna, si era iniziata la ricerca della famiglia del bambino che Maria aveva fatto nascere poco prima di essere uccisa, la notte del 28 maggio di 73 anni fa. Questo incontro, stranamente mai avvenuto, oltre a rappresentare un desiderio da parte della famiglia di Maria, si è dimostrato utile anche a rendere più chiare le circostanze della morte della donna, contribuendo a mettere a fuoco alcuni particolari della vicenda e a chiarirne altri, che la narrazione orale dell’episodio avevano allontanato dalla realtà.

In prossimità dell’anniversario, riportiamo quindi quanto emerso nel corso della serata a cura dei relatori  e nelle settimane immediatamente successive e ben ricostruito nell’articolo di Antonella Vescio che inseriamo in allegato.

 

Maria Garbarini sposata Gavinelli nasce a Momo il 3 marzo del 1909. Figlia di una famiglia numerosa, il suo desiderio di continuare studiare, completato il percorso a Castelletto di Momo,  non poté essere accolto e inizialmente si dedicò a lavori che contribuivano al sostentamento familiare, come la monda del riso. Dopo il matrimonio, Maria riprende quindi gli studi fino a diventare ostetrica.
Nel maggio del 1944 Maria vive già a Borgo Ticino, marito e figlia stanno per trasferirsi lì da Momo. Il motivo del trasferimento è legato proprio al lavoro di Maria: il suo posto viene stabilizzato e la famiglia la segue nel suo percorso di crescita professionale, come ricorda la figlia, allora tredicenne. Mentre rientra a casa dopo avere assistito una partoriente, Maria muore per mano violenta nella notte tra il 27 e il 28 maggio 1944: permangono incertezze sulla vicenda che si spera di poter chiarire con nuove ricerche.
Il nome di Maria Garbarini Gavinelli, come quello della piccola Piera Buccelloni, è da sempre, nel ricordo e nella tradizione,  unito a quello dei dodici civili fucilati in piazza per rappresaglia, perché la loro  morte è legata a doppio filo alla strage di Borgo Ticino.

La figura di Maria è una figura femminile di grande spicco, come lo sono sempre le persone che svolgono un lavoro che facilita la vita altrui. Pensare di far nascere bambini nel 1944 è già di per sé un atto eroico, la vita che sconfigge la morte. Perdere la vita nel compiere un gesto quotidiano, rende questo eroismo delicato come solo le mani di una donna sanno essere nei gesti di accoglienza. Diamo atto all’amministrazione di Borgoticino di avere sempre ricordato questa figura nelle cerimonie e commemorazioni ufficiali e nell’averle intitolato l’asilo nido cittadino. A Momo, città natale dove è anche sepolta, esiste comunque una intitolazione toponomastica.
Perché i contorni di questa storia diventino più precisi, l’impegno è quello di cercare e studiare le carte, ovviamente. Perché è un impegno che le dobbiamo in quanto, come ha detto  Nadia Negri Pizzini: «Maria Gavinelli è maestra del mestiere di vivere, donna speciale e grande nel morire, guardata morire dagli uomini del branco in divisa. Non ha avuto paura della follia delirante del disumano, ha avuto più paura del gemito e dell’urlo inascoltato della partoriente».

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