Il 21 maggio 2016 alle ore 20.45 si terrà una cerimonia commemorativa presso le pietre di inciampo collocate nell’area dell’ex Hotel Victoria. I convenuti, seguendo una scia di luci, raggiungeranno poi la sala consiliare per assistere alla versione integrale dello spettacolo di e con Martin Stigol “A cavallo di uno scherzo”.

La cerimonia è organizzata da Associazione Lev Cadash Milano, Comune di Meina, Istituto Storico Piero Fornara.

 

le pietre di inciampo sono state collocate tra gennaio ed agosto 2015 a cura dell’artista tedesco Gunter Demnig con due cerimonie pubbliche. L’iniziativa ha ricevuto la medaglia del Presidente della Repubblica. Il progetto, sostenuto a Meina dalla famiglia Ottolenghi Luperini in memoria di Becky Behar e dall’Associazione Lev Cadash di Milano, rientra in un progetto sostenuto dall’Istituto Piero Fornara a sostegno della ricerca sull’Olocausto del Lago Maggiore.

Nella giornata del 21 maggio si celebrerà il ricordo delle vittime anche con la presentazione integrale dello spettacolo di e con Martin Stigol “A cavallo di uno scherzo”.

 

A cavallo di uno scherzo Di e con Martin Stigol,  è un viaggio interiore alla scoperta del germe del pregiudizio E’ una narrazione teatrale sui temi dell’emarginazione, un viaggio interiore alla scoperta del germe del pregiudizio e del razzismo presente in ognuno. Attraverso vari racconti riscopriamo la storia ebraica europea: dal ghetto di Ferrara in Italia, dove gli ebrei si chiedono come fare per rispondere a un burlone, per arrivare con canti, voci e a un altro ghetto, quello di Varsavia in Polonia, dove un pugno di persone hanno resistito coraggiosamente per molti giorni contro le barbarie naziste.

L’autore/attore

Martin Stigol Attore, scrittore. Studia nella Scuola Nazionale a Buenos Aires per due anni, per poi arrivare in Italia nel 1988 e frequentare diversi maestri di teatro, canto e di danza. Per quattro anni studierà canto lirico con la professoressa Liguori, e in modo autodidatta a seguito l’esperienza de diversi attori come, S. Kanter, M. Barzaghi, L. Della Rocca, M. Chiarenza, S. Castiglioni M. Cuticchio. C.Castrillo e S. Diotti. Attualmente basa il suo lavoro sulla narrazione, come fonte d’ispirazione per il proprio percorso artistico.

La sua storia. “Dentro di me si nasconde la storia famigliare e sociale, una drammaturgia universale che si presenta dentro una verità da esplorare. Costruendo la mia storia nella Storia europea, ritrovando le mie radici nella letteratura e nell’umorismo di Sholem Aleichem, di Sfurim, di Bashevis Singer, di quella letteratura cioè che si esprime nella lingua yiddish. Una letteratura che utilizza il riso come uno strumento insostituibile per allontanare i fantasmi, le paure, le lacrime, per educare gli ebrei, e non soltanto gli ebrei, a riflettere sul loro destino. Con diversi canti i suoni che risvegliano emozioni antiche, sono soltanto accordi, ma dentro di me appaiono nuovi immagini e sfumature di un mondo che supera l’ autobiografia. Presento uno studio sulla fiaba classica, come modello di una espressione letteraria europea che mi ha permesso la scrittura e la costruzione di un racconto, capace di rappresentare la “Storia” dell’ uomo. E quando mi allontano dalla “Storia” porto lo spettatore dalla tragedia al dramma, per raccontare, quello che forse non si può dire, perché tante volte è stato detto. Utilizzo la fiaba per rappresentare il mostro e la vittima , il bosco e la guerra, in un gioco di personaggi mascherati, dove il burattino diventa burattinaio e viceversa”.

Lo spettacolo

“Sembri un rabbino che racconta” fu uno dei primi commenti che portarono il mio personaggio “chassid” a scoprirsi parte di un movimento religioso nato nella Russia del ‘800. Il chassidismo aveva sostituito l’approccio intellettuale e un po’ arido dei rabbini con una visione della fede più semplice, dove il ruolo svolto dallo zaddik, era quello di alfabetizzare il popolo, con dei racconti, le danze e i canti. La gioia divenne sempre più la nota caratteristica delle singole comunità chassidiche, dedicando ampio spazio alla danza e al canto, così come alla narrazione di aneddoti, di storie miracolose, di episodi umoristici, con lo scopo dichiarato di suscitare nell’animo dei discepoli fervore religioso e desiderio di servire Dio nella gioia. Ho ricreato il mio “chassid” che racconta la sua storia personale e universale nel caratterizzare una maschera che si esprime nella memoria di un popolo migrante, attraverso leggende e commenti, fiabe e canzoni.

“A cavallo di uno scherzo” è una produzione ASSOCIAZIONE PROGETTO ZATTERA

Anno di produzione: 1998 / Età consigliata: 10 anni e adulti. Un racconto orale che vuole dar voce e corpo ad alcune intuizioni dei bambini della Shoah, che con le loro “visioni” hanno potuto scoprire il male oscuro di una peste che si spargeva per il mondo. Rielaborando testimonianze da piccoli scrittori: presi da diari, fumetti, canti; si ricrea il mondo della fiaba didattica, che narra con dei suoni antichi e immagini simboliche le peripezie di un popolo in guerra, descrivendo persecuzioni e violenze lasciate sotto le macerie di una città semidistrutta. Testimonianze di una infanzia calpestata, incapace a ribellarsi a una dittatura violenta e crudele, che cancellò dalla terra le nuove generazioni che credevano in un mondo di giustizia e di pace.

Testo di Martin Stigol, revisione linguistica Elena Mastretta