A Novara il 24 ottobre 1944 avviene una strage di partigiani ben impressa nella memoria locale. Si tratta di una strage fascista compiuta dal reparto speciale della polizia novarese comandato da Vincenzo Martino e dal questore Emilio Pasqualy, nota in città come “la squadraccia”. Sette partigiani detenuti nelle carceri del Castello Visconteo Sforzesco vengono prelevati e massacrati. Si tratta di Giovanni Bellandi, Ludovico Bertona e Aldo Fizzotti, uccisi nell’attuale piazza Martiri, di fronte al castello; Vittorio Aina, Mario Campagnoli, Emilio Lavizzari e Giuseppe Piccini trasportati in piazza Cavour, nei pressi della stazione ferroviaria, e lì trucidati, nel luogo in cui oggi un sacello ricorda il loro sacrificio.
L’episodio di violenza si verifica per rappresaglia: quel giorno Vincenzo Martino nel corso di un’operazione antipartigiana a Castelletto di Momo, s’imbatte negli uomini di ello Sartoris (Taras, comandante della brigata Pizio Greta) e di Alessandro Boca (Andrej, comandante della brigata Volante azzurra). I fascisti hanno la peggio: sei uomini vengono uccisi e lo stesso Martino è ferito.
Il capo della squadraccia, tornato a Novara, prepara la vendetta: con il questore Emilio Pasqualy prende Mario Soldà, già arrestato e torturato il giorno precedente, e lo porta a Castelletto di Momo, sul luogo dello scontro. Qui lo fa impiccare assieme ad altri tre partigiani detenuti a Borgomanero (Giovanni Erbetta, Pietro Protasoni e il georgiano Sicor Tateladze), mentre i fascisti minacciano il parroco e bruciano le case del paese accusando la popolazione di proteggere i partigiani.
Nel pomeriggio Vincenzo Martino e i suoi uomini decidono di completare la vendetta per la sconfitta di Castelletto di Momo. Si recano presso il Castello, sede delle carceri, intenzionati a prelevare e a giustiziare alcuni partigiani in attesa di giudizio, ma sia il direttore delle carceri sia il procuratore si rifiutano di concedere l’autorizzazione, ottenuta solo dal viceprocuratore Davì che si limita a firmare per i soli Ludovico Bertona e Aldo Fizzotti. I poliziotti tuttavia portano fuori dalle carceri anche Giovanni Bellandi, nonostante sia ferito e i tre partigiani vengono subito uccisi pochi metri fuori dalle carceri. I corpi vengono lasciati sul selciato ed esistono numerose testimonianze sulla loro esposizione.
Verso sera Martino, Pasqualy e la “squadraccia” tornano al Castello, prelevano altri quattro partigiani prigionieri e dopo un lungo giro in città giungono in Piazza Cavour dove Vittorio Aina, Mario Campagnoli, Emilio Lavizzari e Giuseppe Piccini vengono giustiziati di fronte alla birreria Menabrea. È una sera piovosa e nella piazza è stato impedito il passaggio. Terminata l’esecuzione il questore Pasqualy ordina che anche questi corpi vengano lasciati in piazza. Durante la notte qualcuno copre i corpi degli uccisi in piazza Cavour con una bandiera italiana che ora è in parte conservata a breve distanza nella sede dell’Istituto Storico della resistenza Piero Fornara in corso Cavour.
Solo il giorno successivo la patronessa delle carceri Rina Musso riesce a ottenere che i morti vengano tolti dalle strade e abbiano una degna sepoltura.
Si tratta di un episodio centrale nella memoria ntifascista novarese, sul quale esistono scritti e testimonianze: è la data cardine delle celebrazioni civili in città, ma manca forse una ricostruzione che collazioni tutte le fonti. Mancava, perché nell’ambito di un progetto di formazione all’uso delle nuove tecnologie nella didattica della storia realizzato dalla rete degli Istituti Piemontesi lo scorso anno scolastico, gli studenti della IV C del Liceo Antonelli, guidati dal Professor Giovanni Galli, hanno studiato la bibliografia relativa al fatto e hanno scritto la voce Wikipedia Strage di Novara del 24 ottobre 1944 ( https://it.wikipedia.org/wiki/Strage_di_Novara_del_24_ottobre_1944).
La voce non ricomprende, attenendosi ai principi di enciclopedicità del progetto Wikipedia, la ricostruzione biografica completa dei sette martiri, che ci auguriamo possa essere oggetto di studio e approfondimento da parte di altri giovani studiosi e studenti nei prossimi mesi, magari a partire da quanto riportato nell’atlante delle stragi nazifasciste.
Per comprendere l’importanza di questa operazione didattica, i ragazzi e il loro insegnante hanno presentato il lavoro il 23 ottobre 2018 presso la sede della Fondazione Faraggiana di Novara dove è stato organizzato un momento di riflessione sui fatti del 1944 a partire dalla pubblicazione Il ricordo è la vita, ISRN Piero Fornara, curata da Eugenio Bonzanini, nuovo presidente della Fondazione stessa, che che ha raccolto nel volume le immagini scattate dal padre Umberto nei giorni della Liberazione e immediatamente successivi. Anche nel 2019 ci sarà l’occasione per parlare della monumentalizazzione che nel dopoguerra venne realizzata in città per le stragi nazifasciste, in particolare del monumento di Piazza Cavour, recentemente ripulito per intervento dello stesso Bonzanini e per il quale è in corso una raccolta fondi che integri i finanziamenti ricevuti per procedere al restauro, ormai improrogabile.
Con l’auspicio che nasca nei confronti del monumento, come della vicenda, una nuova forma di conoscenza e di rispetto, utile al mantenimento della memoria collettiva e che non può più essere affidata solo ai momenti istituzionali e della quale tutti i novaresi devono farsi carico. Chiunque voglia partecipare al restauro può contattare l’Istituto Fornara.
Accanto alle celebrazioni ufficiali sarà possibile assistere allo spettacolo di letture teatrali e musiche “24 ottobre 1944 una rappresaglia fascista” con la straordinaria Compagnia delle donne dello SPI CGIL Novara e VCO e la chitarra e la voce di Enrico Vasconi, mentre a due giorni dalla Commemorazione ufficiale del 75esimo anniversario della strage fascista in piazza Martiri e in piazza Cavour, l’Anpi di Novara sezione Marcella Balconi-Novara presenterà: “L’ Umberto amaranto”, parole e musica per raccontare ai bambini la Resistenza, la fine della guerra e la Liberazione a Novara.
Con Italo Allegra, Dario Guidi, il piccolo Tommaso Martone e la partecipazione del meraviglioso coro di bambini “CantaStoria”, diretto da Antonella Metrangolo, Maria Marchetti e Marcello Nardilli.
Arpa celtica: Maria Marchetti
Oboe: Antonella Metrangolo
Chitarra acustica: Dario Di Stefano e Marcello Nardilli
Voce: Enrico Vasconi
Violino: Samuele Preda
Flauto: Francesca Ravizzotti
Elena Mastretta