Olocausto del Lago Maggiore

L’Olocausto del Lago Maggiore è un episodio poco conosciuto, che coinvolge nove comuni delle due province dell’ambito territoriale dell’Istituto Storico Piero Fornara, al quale da sempre l’Istituto dedica una particolare attenzione e che è divenuto uno dei principali filoni di ricerca e di divulgazione  che ha trovato momenti pubblici in occasione dell’apparizione di articoli sulla rivista “I sentieri della Ricerca” (Giovanni Galli, 400 nomi. L’archivio sulla deportazione novarese: un progetto in corso, n. 6; E più bella e gioiosa era Orta, Elena Mastretta, n° 21), oltre che di alcuni volumi, anche non interamente dedicati al tema quali, tra gli altri, La strage dimenticata. Meina settembre 1943: il primo eccidio nazista di ebrei in Italia, Interlinea, Novara 2003 e Un libro per Lica. Lica Covo Steiner (1914-2008), a cura di Luisa Steiner e Mauro Begozzi, Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea nel novarese e nel Verbano-Cusio-Ossola “P. Fornara”, Novara 2011, nel quale viene ricostruito l’episodio della strage di Mergozzo.
La pubblicazione del volume di Aldo Toscano Io mi sono salvato nel 2013 ha rinnovato l’interesse e la ricerca su questo particolare episodio avviando ricerche sulla storia della strage nella sua complessità.

Dai lavori avviati con le celebrazioni del Settantesimo anniversario dell’Olocausto del Lago Maggiore sono emerse volontà di approfondimento da parte delle amministrazioni coinvolte, in parte già attuate con la posa di monumenti e con la stesura di progetti per la creazione di luoghi di memoria. Inoltre, sono state condotte numerose visite sui luoghi della strage all’interno dei corsi di formazione dei partecipanti ai viaggi della memoria. Attualmente sono in corso di elaborazione due tesi di laurea sul tema, per la stesura delle quali l’Istituto sta fornendo la consulenza scientifica, mentre sono cinque i ricercatori che a diverso titolo – storico, artistico, musicale, didattico, teatrale – svolgono le loro ricerche in stretto contatto con la direzione scientifica dell’Istituto.

Quello consumatosi tra i nove comuni piemontesi è il primo eccidio di civili ebrei in Italia e numericamente è inferiore solo, per vittime di religione ebraica, a quello delle Fosse Ardeatine. Verificatosi immediatamente dopo l’annuncio dell’armistizio, le sue dinamiche non sono ancora del tutto chiare e la sua memoria, che per anni è stata trasmessa in modo frammentario, ha iniziato solo di recente a diventare unitaria, anche grazie a una serie di iniziative avviate proprio con le celebrazioni del Settantesimo.

Nel settembre del 1943 nell’alto novarese erano presenti almeno un centinaio di ebrei appartenenti a tre diverse categorie: ebrei italiani residenti da tempo nelle diverse località; ebrei italiani sfollati da Milano, dalla Lombardia e da Torino a seguito dei bombardamenti e alloggiati nelle seconde case di loro proprietà, in affitto o in albergo; ebrei provenienti dall’estero (sia con cittadinanza italiana che con altro passaporto) e alloggiati soprattutto negli alberghi. Il gruppo più consistente di questi ultimi proveniva da Salonicco dove, nella primavera, era iniziata la deportazione in massa della comunità ebraica, con l’eccezione degli ebrei italiani che, con l’aiuto del Consolato italiano, poterono defluire verso Atene allora occupata dagli italiani.

Poco dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, le forze tedesche occuparono il territorio della provincia di Novara, che allora comprendeva anche l’attuale provincia del VCO. Sul lago la notte dell’11 settembre arrivò il 1º battaglione della Panzer-Division Waffen SS – LSSAH (Leibstandarte Adolf Hitler – Guardia del Corpo Adolf Hitler), che aveva già operato sul fronte dell’Europa orientale. Il comando venne installato all’Hotel Beaurivage di Baveno e vennero occupati i principali centri della costa piemontese del lago e dell’Ossola. Il rastrellamento degli ebrei iniziò a Baveno tra il 13 e il 14 settembre per proseguire nei giorni successivi in altre località. Furono in tutto 9 i comuni sul cui territorio si compì la strage: Arona, Baveno, Bée, Meina, Mergozzo, Novara, Orta, Stresa, Verbania e ad oggi sono 57 le vittime accertate, un numero che gli storici ritengono destinato a salire.

Dal 2020 è in costruzione una mostra tematica sui diversi episodi e sulla strage nel suo complesso. Sono al momento disponibili 6 pannelli, che possono essere chiesti in prestito, per un massimo di due settimane, a didattica@isrn.it.

 

L’episodio meinese e l’avvio della stesura di un percorso della memoria

A Meina avvenne l’episodio più noto, ma anche più complesso: sedici ebrei ospiti dell’Hotel Meina vennero prima identificati e trattenuti per alcuni giorni in una stanza e poi, in due notti successive (22 e 23 settembre), uccisi e gettati con zavorre nel lago, ad alcune centinaia di metri di distanza del paese. Alcuni corpi affiorarono dopo il primo giorno e vennero riconosciuti da abitanti del luogo. Il padrone dell’albergo, Alberto Behar e la sua famiglia, di nazionalità turca, anche se ebrei, dopo l’arresto iniziale poterono salvarsi per l’intervento diretto del Console della Turchia, paese allora neutrale.

Le vittime Marco Mosseri, di anni 55; Ester Botton, di anni 52; Giacomo Renato Mosseri, di anni 22; Odette Uziel, di anni 19; Dino Fernandez Diaz, di anni 76; Pierre Fernandez Diaz, di anni 46; Liliana Scialom, di anni 36; Jean Fernandez Diaz, di anni 17; Robert Fernandez Diaz, di anni 13; Blanchette Fernandez Diaz, di anni 12; Raoul Torres, di anni 48; Valerie Nahoum, di anni 49; Vittorio Haim Pompas, di anni 31; Vitale Cori, di anni 26; Lotte Froehlich Mazzucchelli, di anni 38; Daniele Modiano, di anni 51, sono ricordate in una stele posta lungo la Statale del Sempione, in corrispondenza del luogo dove avvennero le uccisioni e in una seconda stele attualmente collocata all’interno del Parco della Fratellanza, dove nel 2006 è stato anche collocato un pannello, oggi reso poco leggibile dalla prolungata esposizione, creato nell’ambito del progetto provinciale “I Segni della Memoria”. Dal 2009 le scuole cittadine sono intitolate ai fratelli Fernandez Diaz e dal 2013 all’interno del cortile delle scuole esiste un pannello esplicativo della storia dell’edificio scolastico e della sua intitolazione realizzato dai bambini della primaria in collaborazione con la sezione didattica dell’Istituto Fornara a conclusione del percorso didattico “Chi erano i Fratelli Fernandez Diaz?” .

Nel gennaio 2015, sull’area dove sorgeva l’Hotel dove i 16 furono arrestati e da cui vennero prelevati per essere uccisi, l’artista tedesco Gunter Demnig ha  iniziato la posa delle Stolpersteine in memoria delle vittime. L’artista, dopo avere studiato l’eccezionalità di questo episodio locale della complessiva strage che ha toccato Arona, Baveno, Bée, Intra, Meina, Mergozzo, Novara, Orta, Stresa, ha deciso di rimuovere le tre Stolpersteine collocate a gennaio e aggiungere alle 16 pietre individuali una diciassettesima pietra “collettiva” che riassume la vicenda dell’arresto nello stesso luogo delle vittime, della loro prigionia e dell’uccisione dilatata nel tempo.

pietre

La posa è stata completata alla presenza dell’artista domenica 30 agosto 2015 secondo questo programma

Per rendere il sito in cui è avvenuta la posa un vero luogo della memoria, anche in previsione della collocazione delle opere monumentali già appositamente realizzate, sono stati predisposti dalla sezione didattica dell’Istituto Storico Piero Fornara tre pannelli esplicativi: uno sulle Stolpersteine, uno sulla storia dell’eccidio di Meina e uno sulle iniziative intraprese per la trasmissione della sua memoria a livello locale.

cartelloni imbarcadero

Le Celebrazioni per il Settantaduesimo anniversario dell’Olocausto del Lago Maggiore sono iniziate sabato 1 agosto 2015 con l’inaugurazione della mostra “17 novembre 1938 – Lo Stato Italiano emana le leggi razziali”, curata da Franco Debenedetti Teglio, allestita nello spazio lavanderia del Museo Chalet di Villa Faraggiana a Meina a cura di Elena Mastretta, che aveva già proposto la mostra alla sala polivalente di Ghevio alcuni mesi prima.

La mostra sulle leggi razziali  è stata visibile negli orari di apertura del museo per tutto il mese di agosto. A partire dal mese di settembre l’Istituto Storico della Resistenza Piero Fornara e il Comitato Unico di Garanzia del CNR, come organizzatori e patrocinanti l’iniziativa,  hanno organizzato incontri e visite guidate sui temi dell’esclusione, del razzismo e della convivenza civile. Franco Debenedetti Teglio ha condotto diversi incontri-testimonianza con i ragazzi delle scuole cittadine.

Organizzazione Comune di Meina,  Istituto Storico della resistenza Piero Fornara, Comunità Riformata Lev Chadash, con il patrocinio del Consiglio regionale del Piemonte e del Comitato resistenza e Costituzione della regione Piemonte, del Comitato Unico di Garanzia del CNR.

 

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Elena Mastretta