presentazione
il sentiero Beltrami
il sentiero Chiovini
- Presentazione - Il Sentiero Chiovini
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- Maggio - giugno 1944
- Il rastrellamento: cronaca di dieci giorni
- Il sale della terra
- 1944-45
- Il Sentiero Chiovini
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la repubblica partigiana dell'Ossola
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Istituto storico della resistenza e della società contemporanea Pietro Fornara
la memoria delle alpi
In Valle Aperta

Una lunga e dura giornata di marcia e, quella del 17 giugno: tra picchi impervi, scalando pareti che, sembrano impraticabili, scendendo in gole paurose, la sera giungiamo finalmente in una località boscosa: Valle Aperta; li ci possiamo finalmente sdraiare sulla terra bagnata dalla pioggia che continua a cadere. Considerato che la località è ben nascosta, autorizzo l'accensione di fuochi sotto alcune sporgenze della roccia e così trascorriamo una notte interminabile, pensando al modo per uscire da una situazione che sembra disperata. All'alba del 18 giugno due pattuglie sono inviate in perlustrazione e con il compito di avvicinarsi se possibile a qualche alpeggio e procurare del cibo: sono due giorni di completo digiuno e sette di continue marce senza riposo, sotto la pioggia e dormendo all'addiaccio. Una delle due pattuglie rientra portando una piccola forma di formaggio, due chili circa, che viene divisa tra sessantacinque uomini; l'altra pattuglia non ritorna. Passiamo un'altra notte in Valle Aperta e il giorno seguente invio nuove pattuglie a cercare cibo, mentre il mio furiere, il fidato Barbaini, ha l'incarico di raccogliere i nomi di coloro i quali intendono cercare individualmente scampo e che io lascerò liberi di farlo; ma nessuno intende lasciare il gruppo. La sera le pattuglie rientrano tutte a mani vuote: siamo al terzo giorno di completo digiuno.
Decido di tentare un nuovo spostamento per l'indomani mattina e mi consiglio con chi è pratico dei luoghi; ci sono due proposte: la prima, del giovane partigiano Gallina di Colloro che prevede di attraversare la Valle Aperta, poi risalire la montagna e scendere di nuovo al posto 14, valicare i Corni di Nibbio e calare verso Premosello; la seconda, sostenuta dal sergente Caretti di Druogno che indica il percorso Alpe Portaiola - Costa dei Riazzoli Valle Rossa - Alpe Crot. Scelgo il secondo percorso, sia perché lo ritengo meno impervio, sia perché conduce a una zona che io conosco benissimo e in cui si trovano alcuni alpeggi di miei amici di Premosello, fitti boschi e ampi pascoli. Mi informo se alla Portaiola vi sia qualche presidio nemico e mi viene riferito da elementi mandati di pattuglia che i tedeschi vengono solo al mattino a presidiare la zona.
Alle prime luci dell'alba del 20 giugno siamo pronti; parlo ai ragazzi e dico loro che molto probabilmente ci incontreremo di nuovo con il nemico e che in tal caso sarà molto difficile evitarlo e saremo costretti ad accettare il combattimento. Partiamo con la nebbia e dopo poche ore siamo di nuovo davanti alla Portaiola. Faccio passare di là dal rio Portaiola il primo gruppo formato dai fratelli Vigorelli, dal sergente Caretti e da pochi altri con un fucile mitragliatore. Mentre mi dispongo a passare con un secondo gruppo, la nebbia si dirada e veniamo individuati dai soldati del presidio tedesco distante poco più di cinquanta metri. Immediatamente il nemico apre un fuoco infernale con alcune mitragliatrici: io mi trovo in mezzo al torrente e grido al gruppo dei Vigorelli che ormai si trova al coperto, di piazzare il mitragliatore e rispondere al fuoco. Mia intenzione è quella di distrarre il nemico, consentendo agli uomini che sono ancora al di qua del torrente, di transitarlo, infine attaccarlo sull'altro fianco e successivamente sganciarci. Purtroppo il gruppo che è passato non apre il fuoco e io mi trovo in mezzo al torrente, completamente allo scoperto; un partigiano per togliermi dal pericolo mi dà uno spintone e mi getta in acqua, cosicché a fatica riesco a portarmi sulla sponda opposta, risalire la montagna e ricongiungermi con il primo gruppo. Mi accorgo che una forte contusione al ginocchio e una leggera ferita provocata da una pallottola di striscio mi rendono difficile l'articolazione di una gamba; in quel momento l'aiuto di Bruno Vigorelli mi permette di pormi provvisoriamente in salvo. Mentre prendo fiato vengo raggiunto da altri uomini tra cui il furiere Barbaini, Gaetano Covili (che porta il mio zaino) e qualche altro; nel frattempo il grosso della colonna non ha potuto passare il torrente e da quel momento sfugge a ogni mio possibile contatto.

DIONIGI SUPERTI Relazione sul rastrellamento del giugno 1944
In CHIOVINI N. Val Grande partigiana e dintorni Comune di Verbania, Comitato della Resistenza, 1980

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