La reazione nazifascista
Mentre tra maggio e giugno si intensificano le azioni militari partigiane che sempre più spesso scendono dai monti per compiere fulminee ed incisive azioni di guerriglia, i gerarchi fascisti locali premono sui tedeschi e sui vertici della RSI per ottenere efficaci azioni di antiguerriglia non garantendo più il controllo del territorio. Il 9 giugno il capo della Provincia di Novara Giuseppe Barbera invia al ministro Buffarini Guidi un relazione in cui lamenta la scarsa adesione della popolazione al partito fascista repubblicano e lamenta che l'alto Novarese (il Verbano Cusio Ossola) sia in gran parte sotto il controllo partigiano. Le forze partigiane, i "banditi", vengono valutate in circa tremila uomini bene armati. Nella relazione Giuseppe Barbera afferma: "Ritengo urgente una concreta azione repressiva in grande stile coordinata con azioni nelle province vicine (Vercelli)." Il rastrellamento di giugno, condotto da fascisti e tedeschi, ma sotto la direzione delle SS, si delinea quindi come la reazione rabbiosa ad una situazione che vede un forte indebolimento del controllo del territorio da parte dei nazifascisti e una crescita progressiva dell'influenza e delle capacità militari delle formazioni partigiane.
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Volantino (quadricromia 15,9x22,9 cm) diffuso dalle autorità tedesche e fasciste dopo l'ultimatum del 25 maggio 1944 che prometteva salva la vita a quanti avessero abbandonato le formazioni partgiane |
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Volantino (quadricromia 15,9x22,9 cm) diffuso dalle autorità tedesche e fasciste dopo l'ultimatum del 25 maggio 1944 che prometteva salva la vita a quanti avessero abbandonato le formazioni partgiane |
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Il comandate delle truppe tedesche nell'Alto Novarese col. Khrumaar. Nell'immagine, incontro a Orta tra Khrumaar e Luigi Fusco, "Cinquanta", in seguito fucilato come spia dai partigiani |
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