Numerosi furono coloro che per aver preso parte alla Resistenza, oppure perché perseguitati razziali, o ancora semplicemente per essere stati catturati durante un rastrellamento, finirono deportati nei lager che il nazismo aveva creato in Germania e nei territori occupati.
Tra i primi deportati vi furono alcuni dei membri della "banda Libertà", sorta a Domodossola dopo l'armistizio e qualche partecipante all'insurrezione di Villadossola dell'8/11/1943, seguirono durante il conflitto le deportazioni di antifascisti, partigiani e di giovani che sfuggivano ai bandi della RSI.
A settembre era stata fatta scomparire a Mergozzo la famiglia ebrea dei
Covo-Arditi, mentre a metà dicembre del 1943 furono catturati i sette componenti della famiglia ebrea Ravenna, tutti provenienti dalla città di Ferrara, dopo che le guardie di frontiera svizzere li avevano respinti al confine, mentre a fine mese analogo destino toccò ai cinque membri della famiglia Hasson, anch'essa israelita. Tutti furono prelevati dai tedeschi e deportati nel campo di sterminio di Auschwitz dove morirono.
A questi si aggiungono i circa 400 ossolani delle tre Forze Armate catturati dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 e deportati come Internati Militari Italiani; di essi una sessantina non tornarono, dichiarati morti o dispersi.