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Val Grande e le zone circostanti ospitavano formazioni partigiane come la "Valdossola", la "Giovane Italia" e la "Battisti" contro cui nel giugno 1944 si scatenò l'attacco di diverse migliaia di nazifascisti, con l'appoggio di artiglieria e di aerei.
Vittime dell'operazione "Köeln" - organizzata dal comando SS di Milano - furono anche i molti alpigiani in zona per la monticazione estiva.
Nei circa venti giorni del rastrellamento non si contarono gli eccidi, le violenze, i furti, l'incendio di alpeggi che ospitavano i partigiani.
Numerose le vittime rimaste sconosciute e i dispersi, come tanti giovani lombardi saliti in montagna per sfuggire ai bandi della Repubblica Sociale Italiana e non ancora censiti sui ruolini delle formazioni partigiane.
Il rastrellamento segnò profondamente anche il movimento partigiano, uscito quasi distrutto da quella tremenda prova: dopo quei fatti
Mario Muneghina si staccò dal "Valdossola" di
Dionigi Superti costituendo la brigata "Valgrande Martire".
Ma la macchina da guerra nazifascista aveva fallito: i pochi sopravvissuti, aiutati ancora una volta dagli alpigiani, insieme a nuove reclute partigiane ripresero la lotta e tre mesi dopo i partigiani della ricostituita Div. "Valdossola" - principale obiettivo del rastrellamento di giugno - insieme con gli azzurri della "Valtoce" liberavano Domodossola e nasceva la "Repubblica dell'Ossola".