La Resistenza in Ossola iniziò dopo l'8 settembre 1943, con la nascita dei primi gruppi di patrioti e antifascisti, fra questi personaggi anche assi diversi fra loro come Ettore Tibaldi, primario ospedaliero, e
Silvestro Curotti, artigliere alpino sbandato dopo l'armistizio.
Da questi nuclei ed altri si svilupparono poi le prime formazioni partigiane e tra queste la "Valdossola", la "Valtoce", la "Piave", la "Beltrami" e le "Garibaldi".
L'8 novembre 1943 scoppiò l'insurrezione di Villadossola, duramente soffocata dai nazifascisti.
Il 13 febbraio 1944 si combatté la battaglia di Megolo in cui cadde con molti suoi partigiani il capitano
Filippo Maria Beltrami, uno degli iniziatori della lotta nell'alto novarese.
Nel giugno del 1944, contro le sempre più attive formazioni partigiane venne lanciato un imponente rastrellamento, che interessò la Val Grande.
Dopo il colpo subito, la Resistenza ossolana riprese a contrastare l'avversario arrivando, il 9 settembre 1944, a liberare anche Domodossola, centro principale della zona libera poi denominata "Repubblica dell'Ossola".
Fu costituita una Giunta Provvisoria di Governo composta da civili, che affrontò non solo i problemi contingenti, ma anche altri relativi ad argomenti e settori di rilevanza nazionali, proiettati nel futuro postbellico.
Con una massiccia offensiva nazifascista, nella seconda metà di ottobre del 1944 l'Ossola venne rioccupata, ma anche successivamente proseguì la lotta armata da parte delle formazioni partigiane rimaste in zona o rientrate dalla Svizzera.
La definitiva liberazione dell'Ossola, nel corso della quale venne anche salvato da sicura distruzione il tunnel del Sempione, ebbe luogo il 24 aprile del 1945, con il ritiro verso sud dei reparti tedeschi e della RSI.