Pastori e boscaioli
Le due attività antropiche presenti negli anni '40 in Val Grande sono l'alpicoltura e il disboscamento. Pastori e boscaioli ne percorrono gli incerti sentieri in un continuo cammino tra i centri di fondovalle e gli alpeggi. Negli anni '30 in estate inalpano quasi mille alpigiani con 1890 bovini e 5590 ovini. Se gli alpeggi dell'alta Val Grande sono stazioni temporanee per lo sfruttamento dei pascoli (due mesi in estate), i corti maggengali della bassa Val Grande sono utilizzati per sette-otto mesi l'anno integrando una magra agricoltura con l'allevamento del bestiame. Una delle caratteristiche della Val Grande è che non fu mai abitata stabilmente per tutto l'anno; in inverno la valle riposava nel silenzio sotto la neve.
I grandi disboscamenti industriali, iniziati agli inizi del Novecento, costellano la Val Grande e la Val Pogallo di imponenti teleferiche, fili a sbalzo, baracche per i boscaioli ed edifici per impiegati e ingegneri (a Pogallo e Orfalecchio). Superti, dirigente di un'impresa boschiva, conosce bene i luoghi, gli accessi e la distribuzione dei possibili ricoveri per i suoi partigiani. Se l'attività di disboscamento praticamente cessa durante la guerra (per riprendere impetuosa dalla fine del 1945), è fiorente l'alpicoltura per cui sono gli alpigiani a intrecciare le loro storie con quelle dei partigiani.
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