Il battaglione "Valdossola" nasce alla fine del 1943 dalla fusione di un gruppo di partigiani guidati da
Mario Muneghina "Mario" proveniente dalla Valle Antigorio con il gruppo guidato da
Dionigi Superti e operante nella zona di Premosello-Colloro. Il battaglione, che raggiungerà nel maggio 1944 le trecento unità, si attesta inizialmente all'alpe Ompio ed è comandato da Superti che lo organizza secondo una rigida gerarchia militare. E', fin dall'inizio, la più numerosa formazione partigiana del Verbano e quella che subirà le maggiori perdite durante il rastrellamento di giugno. Nella formazione coesistono due anime: quella di Superti e quella di Muneghina. Superti è per una guerriglia di posizione che conservi le forze in attesa della liberazione da parte degli eserciti alleati. E' in contatto personale con gli ambienti antifascisti di Lugano e con le rappresentanze alleate in Svizzera presso cui si reca più volte a piedi e da solo. Superti concorda con le direttive alleate che vedono il movimento partigiano impegnato solo in azioni di spionaggio e sabotaggio, trasporto in Svizzera di prigionieri alleati, discriminazione anticomunista e appoggio alla causa monarchica.
Muneghina al contrario è comunista e ha dee chiare sulla lotta partigiana: guerriglia attiva e continue azioni di attacco alle postazioni nemiche. Le diverse visioni porteranno durante il rastrellamento alla scissione di fatto della formazione.
Dopo l'attacco di alpe Ompio (11-12 febbraio 1944), di fatto il primo scontro di un certo rilievo tra i partigiani e i fascisti, il "Valdossola" entra in Val Grande, considerata un'area inespugnabile. Muneghina, con il grosso degli uomini, si attesta a Corte Buè, mentre Superti con il comando scende a Orfalecchio dove occupa i baraccamenti allestiti dalle imprese impegnate nei grandi disboscamenti dei decenni precedenti. Ad Orfalecchio l'infermiera Maria Peron
allestisce un'infermeria di campo.
Tra aprile e maggio Muneghina attesta i suoi uomini tra Corte Buè, alpe Velina e ponte Casletto: sono 150 partigiani bene armati che assumono il nome di banda "Antonio Gramsci" e compiono ripetute azioni di guerriglia nei paesi del Verbano e dell'Ossola.