La formazione "Valdossola" nacque dalla fusione di un piccolo gruppo proveniente dalla bassa Valle Antigorio, guidato da Mario Muneghina, con un gruppo di giovani riuniti intorno a
Dionigi Superti. Inizialmente composta da 25 uomini, la "Valdossola" arrivò a contare circa 300 partigiani a causa dei bandi fascisti di chiamata alle armi, che fecero affluire in montagna soprattutto i giovani delle classi 1923, 1924 e 1925.
La formazione, installatasi presso l'alpe Ompio, già l'11 febbraio 1944 respinse un assalto fascista. In seguito a quello scontro il grosso della "Valdossola", guidato da Meneghina, si spostò all'alpe Boé in Val Grande; Superti invece si installò ad Orfalecchio. In quell'occasione, a difendere l'alpe Ompio era presente un distaccamento della "
Brigata Patrioti Valstrona" comandata da
Bruno Rutto.
Dopo aver respinto un altro attacco, l'intera formazione si trasferì nella Val Grande, una valle fortemente incassata e dai fianchi scoscesi praticamente priva di strade, giudicata quindi imprendibile, ma lontana da qualunque fonte di approvvigionamento.
Nel maggio 1944 alcuni elementi guidati da Muneghina, la cui formazione ebbe inizialmente il nome di "Antonio Gramsci", si unirono alla formazione della "
Giovane Italia" creando l'85° Brigata Garibaldi "Val Grande Martire". Fu, comunque, la formazione "Valdossola" a subire le maggiori conseguenze del terribile rastrellamento del giugno 1944 in Val Grande dove venne praticamente decimata. Riuscì però a risorgere e nei mesi successivi fu protagonista delle operazioni che portarono alla liberazione dell'Ossola.
Dopo l'esperienza della zona libera (10 settembre-19 ottobre 1944) la formazione capitanata da Superti fu costretta a riparare quasi per intero in Svizzera. Solo alcuni tornarono in Italia prima della Liberazione confluendo nella Divisione "Flaim" che riunì tutte le precedenti formazioni della zona, di qualunque "colore" politico, e che fu comandata da Armando Calzavara "Arca" e da Mario Muneghina come commissario politico.