I tre ponti di Casletto
Ai ponti rimaniamo in tre: Tino Borroni, Franco Poglianì e il sottoscritto.
Non c'è tempo da perdere, ci disponiamo a far saltare i ponti.
Accendo la miccia del ponte sulla rotabile, che crolla completamente, Tino accende quella della passerella in ferro, che piega un pilone ostruendo il passaggio. Franco accende la carica del ponticello che porta a Cossogno.
Ci ritiriamo sparando e ci fermiamo al secondo tornante.
La carica accesa da Franco non scoppia; è un passaggio importante per l'accesso da Cossogno, deve saltare. Franco dice di aver messo bene la miccia, che magari è difettosa.
- Franco, gli dico, hai fatto il male e ora fai la penitenza.
Il ragazzo, sotto il fuoco nemico, torna al ponticello, scende carponi, mentre attorno a lui volano pallottole e pezzi di roccia. Mentre Franco ritorna, il ponte vola via.
Franco è costretto ad attraversare la strada per raggiungerci; a un tratto lo vediamo cadere e contorcersi a terra.
Senza esitare vado giù rotolando, riesco ad afferrargli le mani e tirarlo su al primo tornante. E' ferito gravemente alla schiena. Più avanti abbiamo un'Aprilia appartenente a un fascista di Intra, preso con la macchina e portato su; in quella macchina avevamo caricato gli zaini e il materiale da portar via. Carichiamo Franco sul sedile anteriore, io alla guida, Tino fuori sul predellino e si parte verso Cicogna.
Consegniamo il ferito alla Maria che lo nasconde e noi proseguiamo col nostro gruppo verso Pogallo.
Nino Sacchi
Testimonianza resa il 12 dicembre 1975 a Nino Chiovini in CHIOVINI N. I giorni della semina
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