Alla bocchetta di Campo
A Corte del Bosco dagli alpigiani vengo informato che il grosso della formazione è transitato all'alba prendendo la strada per la Colma di Val Pogallo. Poiché i sentieri sono allo scoperto, decido di nascondere gli uomini nella boscaglia, lontano dai sentieri, in attesa del tramonto.
Mando altre pattuglie per ritentare il collegamento, mentre verso le undici antimeridiane si abbatte sulla località da noi occupata un violento fuoco di artiglieria che batte anche la posizione di Pizzo Marona attorno a cui dovrebbero trovarsi i reparti della 3a banda comandata dal tenente "Arca".
Sul crinale della montagna al di sopra della Casa dell'Alpino ormai in fiamme, vedo alcuni uomini, ma data la lontananza non posso distinguere se sono amici o nemici; anche Alpe Boè, in faccia a noi, è in fiamme e si distinguono i soldati che stanno facendo saltare le baite.
Intanto si sta formando in me il convincimento dell'importanza, della grande importanza dell'azione nemica. La sera del 13 giugno, stabilito il collegamento con gli uomini che si trovavano alla Colma di Val Pogallo e che dalle mie pattuglie erano stati individuati come appartenenti alla mia formazione, invio loro l'ordine di attendermi, che li raggiungerò nella nottata. Infatti verso mezzanotte arrivo in detta località che trovo deserta; non conosco i sentieri e il luogo è dei più inospitali e dei più freddi; pernottiamo all'addiaccio, in una interminabile attesa. Alle prime luci del giorno ci buttiamo all'inseguimento della colonna di ""Mario"" tra le rocce della Val Pogallo, finché giungiamo a Pogallo Alta dove faccio riposare i miei uomini ormai molto stanchi. Mando immediatamente ad assumere informazioni presso alpigiani del luogo e vengo a sapere che il reparto del capitano ""Mario"" si trova all'Alpe Busarasca, distante qualche ora di salita dal punto in cui ci troviamo. Invio immediatamente una staffetta, invitando "Mario" a collegarsi con me, ma per motivi che mi sfuggono "Mario" non crede di scendere; d'altronde le mie condizioni fisiche non mi permettono di affrontare sui due piedi una nuova marcia.
Allora scrivo a "Mario" dicendo che io mi dirigerò verso la bocchetta di Campo ove l'attenderò e insieme raggiungeremo il posto 13 che per la sua ubicazione si presta a una guerriglia nei boschi. Là saremmo vicini ai nostri magazzini abbandonati durante la mia assenza; là intendo tenere alto l'onore dei partigiani. Nel mio messaggio a "Mario" cerco anche di dissuaderlo dall'uscire dalla valle verso Finero, in quanto ritengo che tutte le vie siano bloccate dalle forze nemiche. Gli avvenimenti dovranno in seguito darmi ragione.
Il messaggio viene affidato a Adolfo Vigorelli accompagnato da una staffetta: non ho alcuna risposta.
Durante la notte mi vengono segnalati reparti tedeschi che si stanno avvicinando al punto in cui ci troviamo: dispongo alcune pattuglie che però non riescono a individuarli. Io e i Vigorelli vegliamo mentre i nostri ragazzi riposano. Alle prime luci dell'alba dispongo che si riprenda il cammino e per aspri canaloni ci portiamo alla bocchetta di Campo.
Lungo il tragitto siamo costretti a fermarci e a occultarci per sfuggire all'osservazione di alcuni aerei tedeschi da ricognizione. Consumiamo con le ultime scorte un modesto pasto e finalmente al tramonto siamo alla bocchetta, dopo aver raggiunto tre nostri compagni che troveranno successivamente la morte all'Alpe Casarolo. Alla bocchetta di Campo attendiamo invano l'arrivo di "Mario" e dei suoi uomini; passiamo la notte all'addiaccio intirizziti da un vento implacabile. All'alba del mattino seguente (15 giugno ndr), constatato che degli uomini di "Mario" non c'è traccia, ci muoviamo seguendo il mio programma: dopo sei ore di marcia siamo all'Alpe Portaiola. Colà troviamo alcuni alpigiani miei conoscenti e da questi ultimi ottengo latte e polenta per rifocillare i ragazzi che sono con me; ci si sdraia al sole e in un'atmosfera di tranquillità a cui non eravamo più abituati, ci concediamo un po' di riposo.
DIONIGI SUPERTI Relazione sul rastrellamento del giugno 1944
In CHIOVINI N. Val Grande partigiana e dintorni Comune di Verbania, Comitato della Resistenza, 1980
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