Il rastrellamento
Una manovra a tenaglia di forze corazzate e fanterie appoggiate da mortai e artiglierie di piccolo calibro che da più direttrici avanzano entro grandi sacche, dove si consumano molti scontri tra singole unità, piuttosto che una vera battaglia: in questo consiste il rastrellamento. A esso le formazioni partigiane possono rispondere con il frazionamento, che rende possibile filtrare attraverso le fila nemiche e sganciarsi, in attesa di ricostituire le brigate dopo l'allontanamento delle truppe; oppure organizzando la difesa da postazioni fisse, subendo però la superiorità negli armamenti e rischiando di andare cosi incontro a rilevanti perdite, se non alla disgregazione delle formazioni. E questa l'opzione tattica che si presenta ai comandi partigiani: sulla decisione grava non solo la valutazione di fattori militari (i concreti rapporti di forza sul territorio), ma anche soprattutto nel caso delle zone libere di elementi connessi al rapporto con le popolazioni ed alla difesa delle posizioni conquistate in estate. La scelta comporta di disporre di informazioni che non sempre si hanno sull'entità delle truppe impegnate; e comporta anche l'assunzione di gravi responsabilità, poiché si possono esporre i civili a rappresaglie e le formazioni a pesanti perdite.
Durante la Resistenza il Verbano fu investito da quattro rastrellamenti: febbraio 1944, giugno 1944, ottobre 1944 e gennaio-febbraio 1945.
Da: INSMLI Atlante storico della Resistenza italiana Bruno Mondadori, 2000.
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