Carletto Leonardi nacque a Castell'Alfero, nell'Astigiano, il 30 giugno 1893. E' combattente nella prima guerra mondiale e, congedato, viene assunto dalle Ferrovie Nord. Nel 1919 si iscrive al Partito socialista di Novara e, da quel momento, è sempre in prima linea nella lotta dei lavoratori contro lo sfruttamento, il fascismo, per un mondo più umano e civile, per il diritto di ogni uomo al lavoro, per la libertà e la giustizia.
Nel 1921, dopo il Congresso di Livorno, che segna la spaccatura del partito socialista e la nascita del Partito Comunista d'Italia, segue Giuseppe Belloni e Giarda (già segretario del Partito socialista) ed è nominato Segretario della Federazione Novarese del PCd'I. Partecipa personalmente alla difesa della sede della Camera del lavoro, assalita dai fascisti nel luglio del 1922. Dopo il Congresso Nazionale, tenutosi in Francia (a Lione, nel 1926), Carletto Leonardi, con Silvio Ramazzotti e Giuseppe Belloni, viene espulso dal Partito su proposta di Carlo Manzini, nuovo Segretario della Federazione novarese comunista, perché aderente alla corrente bordighiana. Pur al di fuori del Partito, nella clandestinità, Leonardi continua la sua lotta con coraggio e coerenza.
Si trasferisce a Cavaglio d'Agogna, dove ha molti compagni e amici: è infatti molto generoso, aiuta e consiglia coloro che gli sono vicini e intanto mantiene viva la fede in un avvenire migliore. Si riavvicina quindi al Partito Comunista, che gli ridà la tessera e la sua piena fiducia, ed è sempre fra i compagni più attenti e battaglieri.
Nel 1942, Leonardi riprende più stretti contatti con gli antifascisti novaresi, per creare un'organizzazione che abbia lo scopo di mobilitare le masse contro la guerra e il fascismo. Consolida i contatti con
Pippo Coppo di Omegna, Francesco Albertini di Gravellona Toce, Teruggi di Fontaneto d'Agogna, Giacomo Gray di Romagnano Sesia e, infine, ristabilisce i contatti con Novara, dove già operano
Gaspare Pajetta e Giacinto Garzoni.
Nel 1943, il PCI è sufficientemente organizzato e Carletto Leonardi è fra i suoi più validi dirigenti. Nel settembre, ad Arona, Carletto Leonardi rappresenta il partito nel Comitato di Liberazione Nazionale in Provincia di Novara, insieme con il socialista Alberto Jacometti ('Andrea') e il democristiano Carlo Torelli.
La casa di Carletto, a Cavaglio d'Agogna, diviene un punto di riferimento per tutti coloro che vogliono resistere contro i nazifascisti o che vogliono espatriare: soldati e ufficiali del disciolto esercito italiano, prigionieri alleati, evasi da vicini campi di concentramento, ebrei, giovani renitenti alla chiamata della Repubblica di Salò.
I fratelli
Alfredo e
Antonio Di Dio sono fra i primi ad essere ospitati da Leonardi e indirizzati in
Valle Strona. Li aiuta anche a formare e ad armare la prima banda partigiana della Valle. Oltre duecento sono i prigionieri inglesi evasi che ottengono da Leonardi e dall'organizzazione creata a Cavaglio d'Agogna rifugio, cibo, indumenti e guide per raggiungere le formazioni partigiane o la frontiera.
A Leonardi dà fiducia e coraggio l'appoggio incondizionato della popolazione del piccolo comune che sorge in mezzo alla campagna, ai piedi della collina, a ventiquattro chilometri circa da Novara. Leonardi tiene pure contatti con i collaboratori di Novara; fra questi Giulio Biglieri (fucilato al Martinetto di Torino il 5 aprile 1944) e Mario Campagnoli (assassinato a Novara il 24 ottobre 1944), Piero Fornara ed Edoardo Somaglino. E' certo che anche i fascisti si accorgono dell'intensa attività di Carletto Leonardi e del movimento a casa sua. Familiari e compagni gli consigliano di andarsene da Cavaglio, anche per le sue cattive condizioni di salute, ma lui decide di continuare la propria attività clandestina.
Il 7 aprile del 1944 viene catturato dai fascisti; la sua casa è saccheggiata e semidistrutta dalle fiamme. Viene portato alle carceri di Novara e di Torino, quindi trasferito al campo di concentramento di Fossoli: infine, trasportato a Mauthausen-Gusen, il campo nazista di annientamento dove muore il 19 gennaio 1945.