Il 27 dicembre 1943 si tenne un'incontro ad Artò¹, frazione di Madonna del Sasso sul lago d'Orta, tra "Cino"
Moscatelli e un rappresentante di Beltrami per decidere una comune linea di condotta nelle forme di lotta e nei rapporti con la Repubblica Sociale Italiana. L'incontro si era reso necessario a seguito di incomprensioni e false comunicazioni tra i gruppi. Di mezzo c'era l'idea di Beltrami di costituire una zona franca a Omegna, che lui immaginava al centro di un vasto territorio controllato dai partigiani. I garibaldini erano nettamente contrari. L'assenza di Beltrami all'incontro provocò nuovi attriti.
Ancora oggi nessuna fonte è in grado di affermare con certezza chi fossero i presenti e quale fosse il luogo preciso della riunione. Faticosamente, però, il problema venne superato.
Nei primi giorni di gennaio 1944 a Novara, furono arrestati Lino Ferrari, Donato Ferrari e
Gino Vermicelli. Erano caduti in una trappola a seguito di una missione per il recupero di armi. Subito Beltrami, dopo aver fatto prelevare il commissario prefettizio di
Omegna, mandò
Alfredo Di Dio a Novara dal prefetto Dante Maria Tuninetti e dal questore Ugo Abrate per ottenere lo scambio. In quell'occasione vennero alla luce i contrasti tra le diverse anime del fascismo novarese, entrambe in lotta per il potere ed entrambe intenzionate a sfruttare l'occasione. Alla questura di Novara vi furono momenti di forte tensione. La situazione si risolse grazie all'intervento dell'autista di Di Dio, Rosolino Brignoli², che minacciò l'intervento di inesistenti gruppi di partigiani. Fu così deciso un successivo incontro tra i rappresentanti partigiani e quelli della Repubblica di Salò.
L'8 gennaio 1944 ad Ameno, nel convento delle suore (a Villa Giuseppina³), alla presenza del Vescovo
Monsignor Leone Ossola, si effettuò l'incontro tra il comando partigiano di Filippo Maria Beltrami e il prefetto Tuninetti con il questore Abrate per lo scambio di prigionieri. Da alcune testimonianze sappiamo che fu pure prospettata l'eventualità della costituzione di una "zona libera" che comprendesse gran parte dell'Alto Novarese.
E' interessante riportare su quella vicenda la testimonianza di alcuni dei protagonisti:
"Passo ad un episodio che credo sia giusto rivelare: ad un certo momento ci furono contatti attraverso mediatori, tra la Prefettura e l'Arcivescovado e Beltrami e i fratelli Di Dio, per cui ci fu un incontro ad Ameno. A noi interessava poter liberare Edoardo Vermicelli e Lino Ferrari, che erano stati catturati a Novara, e quella si riteneva che fosse l'occasione. Ed infatti fu così. Soltanto che il prefetto e monsignor Ossola prospettarono al capitano Beltrami l'opportunità, "per non spargere del sangue fraterno", di costituire una zona franca (ed erano d'accordo pure i tedeschi) per cui noi avremmo potuto avere il vestiario e il vettovagliamento necessario, e, in cambio, non avremmo dovuto combattere contro i tedeschi e i fascisti."
Da: Episodi della Resistenza valsesiana - Intervista ad Albino Calletti - "l'impegno", a. XII, n. 1, aprile 1992 - © Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nelle province di Biella e Vercelli.
La testimonianza di Gino Vermicelli: "… a Beltrami, probabilmente, importava poco della sorte di un tale Vermicelli Gino e di un tale Ferrari Donato, arrestati e probabilmente da fucilare, … ma gli importava molto che Lino Ferrari, suo amico e collaboratore, fosse in mano ai fascisti".
L'incontro di Ameno dal diario di Monsignor Ossola:
Ore 10. Secondo gli accordi presi alle 11 precise io, il Prefetto e il questore arrivammo a villa Giuseppina in Ameno, dove avevamo convenuto di abboccarci coi capi dei cosiddetti Patrioti: Cap. Beltrami, Ten. Di Dio e Dott. Balcone col Ten, Gorgone. Sono tre gruppi ben diversi per idee e per fatti e per coscienza [...] però tutti tre sotto uno stesso comandante militare supremo. Peggiori i Comunisti; tolleranti ma evitandi i partigiani; migliori ed accostabili i Patrioti. Avevano reclamata la mia presenza tanto i comandanti del Regime Fascista Repubblicano come i comandanti dei patrioti. Io ringraziai la Provvidenza che si fosse servita di me in questa congiuntura politica militare veramente storica. Devo dire che furono semplicemente magnifici dall'una parte e dall'altra. Equissimo il Beltrami e logicissimo il Tuninetti.
Ci si intese. Io conclusi a comune soddisfazione e ci separammo con l'intimo e ridente desiderio di rivederci quanto prima per le definitive conclusioni.
In seguito ai fatti di Ameno, Tuninetti e Abrate furono trasferiti in altre località con differenti mansioni.
1 E' interessante notare come non risulti traccia di questo incontro, né di quello di Ameno, nel Bollettino Militare della Formazione.
2 Durante la riunione con Prefetto e Questore si intromisero i "duri" del fascio novarese, Giusepe Dongo ed Ezio Maria Gray, mettendo in pericolo anche la vita stessa di Alfredo Di Dio. Brignoli, resosi conto della situazione, entrò nell'ufficio avvisando il suo comandante che le truppe partigiane erano alle porte di Novara.
3 Istituto delle Suore di San Giuseppe.