presentazione
il sentiero Beltrami
- Presentazione - Il Sentiero Beltrami
- Dall'antifascismo alla Resistenza Filippo Maria Beltrami il "signore dei ribelli"
- La nascita delle prime formazioni partigiane nel Verbano Cusio Ossola
- Luoghi, protagonisti, azioni della Brigata Patrioti Valstrona da Quarna a Megolo
[Luoghi]
- Cireggio
- Omegna
- Quarna
- Alpe Camasca
- Vallestrona
- Campello Monti
- Artò e Ameno
- Megolo
- Strage di Meina
- Insurrezione di Villadossola
[Protagonisti]
- Albino Calletti
- Carletto Leonardi
- Cesare Bettini
- Coppo Giuseppe
- Di Dio Alfredo
- Di Dio Antonio
- Dionigi Superti
- Enrico Massara
- Gaspare Pajetta
- Gianni Citterio
- Giuliana Gadola Beltrami
- Li Gobbi Alberto
- Li Gobbi Aldo
- Macchioni Mario
- Marchetti Aristide
- Monsignor Leone Ossola
- Rutto Bruno
- Vermicelli Gino
- Bertram Dyson: gli inglesi con Beltrami
- Weiller
- Schunnach
- Vincenzo Moscatelli
- Varie
- Apparati
il sentiero Chiovini
la repubblica partigiana dell'Ossola
apparati
crediti redazionali
Istituto storico della resistenza e della società contemporanea Pietro Fornara
la memoria delle alpi
I Weiller

   Molte famiglie ebree, dopo l'occupazione nazista del settembre 1943 cercarono rifugio nelle zone del Verbano Cusio Ossola. Due di loro, i Weiller e gli Schunnach si rivolsero al capitano Filippo Maria Beltrami per avere protezione e aiuto.
   I Weiller, l'avvocato Augusto con la moglie Maria Coen, i figli Guido e Silvana, erano una famiglia milanese sfollata a Binasco dopo i primi bombardamenti dell'agosto 1943 su Milano.
   Già l'11 o il 12 settembre, secondo il ricordo di Guido Weiller, i fascisti erano andati a cercarli nell'abitazione milanese. La famiglia prese quindi la decisione di andarsene, raggiungendo prima Magenta, poi Novara e arrivando a Omegna pochi giorni dopo (il 13 o il 14 del mese), convinti che la cittadina del Cusio fosse una "zona morta", priva di interesse strategico-militare. La realtà era ben diversa: in quegli stessi giorni ci fu la strage di Meina e fu solo per caso se i Weiller non finirono lì la loro fuga. Se fossero andati dai loro amici a Baveno e Meina sarebbe stata la loro fine.
   Si trasferirono perciò nell'albergo di Quarna Superiore. Qui Guido conobbe il Capitano Beltrami e i partigiani di Camasca. In quei giorni passarono anche altre due coppie ebraiche (una si chiamava Levi Minzi) con cui scambiarono brevemente alcune parole e ciò convinse il capofamiglia che il loro nascondiglio non era sicuro.
   Dopo l'emanazione della Carta di Verona la famiglia Weiller abbandonò Quarna per trasferirsi dai partigiani di Camasca mettendosi sotto la protezione del Capitano. Guido, unendosi ai partigiani, venne soprannominato "Guido l'Ebreo". Successivamente la famiglia si trasferì a Campello Monti assieme ai partigiani.
   Tra di loro Guido svolse varie mansioni, come l'armaiolo e il furiere, e riuscì anche a piazzare un'antenna ricetrasmittente per comunicare con gli Alleati.
   In seguito i Weiller, nella formazione guidata da Cesare Bettini¹, seguirono i partigiani che dovettero abbandonare Campello Monti durante l'inverno e qui si separarono: Guido rimase con la formazione di Beltrami mentre i suoi, assieme agli inglesi, riuscirono ad arrivare in Svizzera, passando attraverso la Bocchetta di Bognanco (giudicata impraticabile in quella stagione dagli stessi doganieri elvetici che accolsero i fuggiaschi).
   Guido finì con la sua squadra a Malesco per un errore, evitando così Megolo. Con lui c'era anche "Giuseppe", un militare alleato. Non potendo più nascondersi, attraversarono le Centovalli e riuscirono a giungere in Svizzera, dove seppero della morte del Capitano.



1 Bettini, nel suo libro, ricorda l'avvocato Weiller come un settantenne funzionario della Società delle Nazioni ma, dalle memorie di Guido, sappiamo che non doveva avere più di cinquantanni.
Guido Weiller
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