Nacque a Bellano (Como) il 17 maggio 1922.
All'8 settembre 1943 si trovava a Perugia, come comandante di un plotone mitraglieri. Rifiutò di obbedire ai tedeschi ed il 19 settembre era già rientrato a Cassano d'Adda per organizzare, appena dieci giorni dopo, il "1° Battaglione Badoglio" nella zona del Colle Martinazzo, nel bergamasco.
Dopo la fucilazione di 13 partigiani a Lovere e la cattura del fratello, aiutato dalla Contessa Bonacossa¹ amica di
Giuliana Gadola Beltrami, si trasferì a
Campello Monti dal Capitano ritrovando anche il suo amico
Enrico Massara.
Verso la fine di gennaio 1944 abbandonò anche lui la
Valle Strona per raggiungere Malesco, da dove, raggiunto da "
Redi" con gli ordini del Capitano si spostò a Megolo l'11 febbraio.
Riuscì a sopravvivere alla battaglia di Megolo ove, con i suoi uomini, si distinse per coraggio. Radunati 36 superstiti, si trasferì a Campello Monti il 14 febbraio, per poi raggiungere Rimella il giorno dopo, dove fu accolto da
Moscatelli. Di quel periodo lo stesso Bettini ricordò alcuni problemi sorti con gli uomini di Moscatelli, che avevano portarono via le armi ai suoi partigiani².
Qualche giorno più tardi, dopo che dai suoi uomini si era staccato un gruppetto di carabinieri per raggiungere la Valle d'Aosta, arrivò
Gino Vermicelli, anche lui sopravvissuto alla battaglia di Megolo e le cose sembrarono migliorare. Ricevette da "Cino" l'ordine di spostarsi sul Colle della Dorchetta e, successivamente, di accompagnare circa 250 uomini in Valstrona per sfuggire ad un rastrellamento.
Giunto a Loreglia, ritrovò Enrico Massara e poi
Bruno Rutto col quale si spostò sopra Chesio creando con altri il primo nucleo della "
Formazione Beltrami".
L'11 aprile 1944,
Alfredo Di Dio tornò in valle Strona insieme a Carlo Zannini. I due, con Bettini e altri uomini, si spostarono ad Ornavasso fondando la "
Valtoce".
Nel maggio del 1944, Bettini portò i suoi uomini all'alpe Cravairola ad attendere i lanci e i rifornimenti alleati.
Successivamente, riuscì a sfuggire a nuovi rastrellamenti e partecipò alle operazioni che portarono alla diserzione ed al successivo espatrio in Svizzera dei reparti cecoslovacchi arruolati dai tedeschi. Quando però i nazisti arrivarono alla Cravairola, lui con il suo reparto fu obbligato a rifugiarsi in territorio elvetico per poi ritornare in Italia durante il periodo della Repubblica dell'Ossola. Dopo la caduta di Domodossola, il 19 ottobre 1944, varcò nuovamente il confine per essere successivamente internato nei campi della Svizzera tedesca con Massara e altri partigiani.
Dopo il 19 aprile 1945, con l'aiuto di un contrabbandiere, riuscì a rientrare in Italia ed a partecipare all'insurrezione arrivando, con la "Valtoce", a Milano.
E' morto il 1° novembre 1994 a Cassano d'Adda.
1 La Contessa Ester Bonacossa possedeva una villa a Pallanza vicino a quella del Generale Cadorna.
2 Cesare Bettini, Memorie di un partigiano, I Quaderni del Portavoce, pg. 32.