Nacque a Novara il 3 febbraio 1908.
"Cino", questo il diminutivo che gli sarebbe rimasto per tutta la vita, non aveva ancora tredici anni quando partecipò all'occupazione dello stabilimento Rumi di Novara, dove lavorava come garzone. Meno di due anni dopo, nel luglio del 1922, con gli apprendisti della "Scotti & Brioschi", è uno di quei "fanciulli proletari" che, durante la "battaglia di Novara", difesero a sassate la Camera del Lavoro dal primo assalto fascista.
Nell'aprile del 1925, Moscatelli organizzò lo sciopero degli apprendisti delle Officine Meccaniche Novaresi, un'iniziativa che lo mise ancor più nel mirino dei fascisti novaresi, tanto che nello stesso anno si trasferì a Milano trovando un posto all'"Alfa Romeo". Qui fu tra gli organizzatori di uno sciopero e quindi si dovette allontanare. Lavorò come tornitore alla "Cerutti" di Milano sino al settembre del 1927 quando, durante le proteste contro l'esecuzione negli Stati Uniti degli anarchici Sacco e Vanzetti, per facilitare la riuscita dello sciopero, staccò improvvisamente l'energia elettrica nella fabbrica, provocando un corto circuito che gli costò il licenziamento.
Moscatelli, che dal 1925 era militante comunista, riparò clandestinamente in Svizzera dove frequentò un corso politico diretto da Palmiro Togliatti e Luigi Longo. Espulso, seguì altre scuole di partito a Berlino e a Mosca per stabilirsi poi, nel 1930, per un breve periodo in Francia, addetto al Centro estero del Partito Comunista d'Italia, collaborando ai fogli dei giovani comunisti Il galletto rosso e l'Avanguardia. Nello stesso anno, Moscatelli fu incaricato di rientrare in Italia, per potenziare l'organizzazione clandestina comunista in Emilia-Romagna. In pochi mesi d'attività ottenne buoni risultati, ma a Bologna fu arrestato dalla polizia.
Il 24 aprile del 1931, il Tribunale speciale lo processò condannandolo a sedici anni e otto mesi di carcere. Finì così nel penitenziario di Volterra, poi in quello di Civitavecchia, quindi in quello di Alessandria, nel quale scontò sei mesi in cella d'isolamento. Nel 1935 fu scarcerato per amnistia per esser nuovamente arrestato nel 1937. Imprigionato a Vercelli, uscì dal carcere soltanto all'armistizio dell'8 settembre 1943, dedicandosi subito all'organizzazione della guerra partigiana in Valsesia.
Come commissario politico del raggruppamento Divisioni Garibaldi della Valsesia Cusio Verbano Ossola, comandate dal punto di vista militare da Eraldo Gastone "Ciro", e come direttore del foglio partigiano Stella Alpina, conquistò presto vasta popolarità, ma soprattutto fama di temibile avversario presso i tedeschi e i fascisti.
Il 30 novembre 1943 partecipò con
Filippo Maria Beltrami all'occupazione di
Omegna.
Dopo la Liberazione, Moscatelli è stato Sindaco di Novara, deputato alla Costituente per il Partito Comunista Italiano, sottosegretario alla Presidenza dal Consiglio nel terzo Gabinetto De Gasperi. Senatore nel 1948, nel 1953 e nel 1958 è stato eletto deputato. Per un breve periodo ha diretto la federazione torinese del partito e sino al 1956 è stato membro del Comitato Centrale del PCI. Nel 1958 aveva pubblicato presso Einaudi, in collaborazione con Pietro Secchia, il libro di memorie "Il Monte Rosa è sceso a Milano. La Resistenza nel Biellese, nella Valsesia e nella Valdossola".
Quando si è ritirato dagli incarichi maggiori della vita politica, Moscatelli ha fondato nel 1974, a Borgosesia, l'Istituto per la storia della resistenza e della società contemporanea nelle province di Biella e Vercelli (oggi ha sede a Varallo Sesia). Dopo la scomparsa, avvenuta a Borgosesia il 31 ottobre 1981, l'Istituto ha preso il suo nome.