Nacque a Novara nell'aprile 1922. Nel 1929, dopo la morte del padre, la famiglia emigrò a Parigi da uno zio. Frequentò le scuole francesi e, negli anni successivi, conobbe gli esuli antifascisti partecipando all'esperienza del Fronte Popolare.
Nel 1939 entrò a far parte del Partito Comunista Italiano clandestino. Continuò ad operare clandestinamente in Francia anche sotto l'occupazione tedesca.
Dopo il 25 luglio 1943, ritornò in Italia anche per compiti di partito, riuscendo a organizzare a Borgomanero un congresso clandestino. Nel Novarese, gli antifascisti locali avevano nel frattempo creato una prima Giunta interpartiti che, in seguito all'occupazione tedesca, diventò Comitato di Liberazione Nazionale.
Nei giorni successivi all'8 settembre, arrivò Vittorio Flecchia, il segretario della Federazione comunista, e Vermicelli divenne il responsabile militare del partito nel novarese. In questa veste, andò a Borgosesia in aiuto di
Vincenzo Moscatelli, che era appena stato arrestato.
Nell'ottobre del 1943 fu perciò tra coloro che parteciparono all'assalto della caserma dei carabinieri di Borgosesia per far evadere "Cino".
Successivamente, si recò nel Cusio presso la formazione del Capitano, dove trovò Lino Ferrari. Ai primi di gennaio del 1944 Vermicelli e il fratello di Lino Ferrari, Donato, si recarono a Novara per recuperare delle armi, ma furono catturati dai fascisti. Poco dopo, fu arrestato anche Lino. Beltrami, a quel punto, fece prelevare il commissario prefettizio di
Omegna e ottenne così uno scambio di prigionieri per liberare i tre partigiani.
Scarcerato, Vermicelli raggiunse a
Campello Monti il Capitano, che si preoccupò di nascondere la madre di Gino presso le suore di
Cireggio. A Campello, ritrovò Gaspare Pajetta e con lui, Carletti e altri formò una cellula comunista.
Pochi giorni dopo ci fu l'abbandono della
Valle Strona e Vermicelli si ritrovò nel gruppo guidato dal Tenente "Fausto", che giunse prima a Malesco e l'11 febbraio a
Megolo. Vermicelli partecipò alla battaglia del 13 febbraio a fianco del Capitano e fu l'unico superstite di quel gruppo. Dopo la battaglia, con pochi altri partigiani, riparò a Rimella da Moscatelli ritrovando
Cesare Bettini.
Divenne quindi il Commissario della formazione di Bettini che presidiò il passo della Dorchetta. Tornato in seguito in Valle Strona, aderì alle Brigate Garibaldi diventando prima commissario della Xª brigata "Rocco" e poi vicecommissario della
seconda divisione "Redi"¹. Partecipò all'esperienza della Repubblica ossolana, riparando successivamente in Valsesia, a Sabbia, con alcuni georgiani che avevano disertato. Tornato a Boleto, ritrovò lo zio di Parigi come Commissario politico della brigata là stabilita. Successivamente, ritornò nella sua formazione nella zona cusiana per poi passare nella formazione di Gianni Brera nella zona di Varzo.
Alla Liberazione raggiunse Milano e poi con la sua formazione si trasferì a Baveno.
E' morto a Verbania nel 1998.
1 Pippo Coppo era il commissario della divisione, Aldo Aniasi ne era il comandante militare.