Nacque a
Omegna nel 1918. Operaio falegname divenne, in seguito, dipendente alla Cobianchi di Omegna. Antifascista e militante comunista dal 1931, responsabile dell'organizzazione del Partito Comunista Italiano, nel periodo clandestino, dal 1936 al 1943, per l'Alto Novarese. Dall'8 settembre 1943, Pippo Coppo fu sempre fra i più attivi organizzatori della Resistenza al nazifascismo nel Cusio e in Ossola. Nei primi mesi della Resistenza, Pippo Coppo rimase nella sua Omegna per organizzare la raccolta di ciò che necessitava alle prime "bande" partigiane, per indirizzare gli ex militari e i giovani renitenti alla leva fascista verso i nuclei di resistenza in
Camasca, in
Valstrona, in Valsesia, per dare vita ad una rete di collegamenti che potesse assicurare un costante legame fra il Comitato di Liberazione Nazionale e le formazioni partigiane, fra le organizzazioni operaie al piano e le bande armate della montagna.
In quei giorni favorì il trasferimento della formazione dei fratelli Alfredo e Antonio Di Dio dalla zona di Cavaglio a Massiola in Valle Strona.
Fu tra i primi che contribuirono per costituire il gruppo del
Capitano Beltrami a
Cireggio. Convinto che col nemico non si dovesse trattare, si oppose all'
incontro di Ameno tra partigiani e fascisti dell'8 gennaio 1944.
Per ordine del comando militare, il 6 febbraio raggiunse Beltrami a
Megolo per avere il rapporto della situazione da
Gianni Citterio. In quei giorni, dopo l'abbandono della Valle Strona, si scontrò duramente sia con il Capitano¹ che con l'avvocato
Mario Macchioni non condividendo i metodi di lotta a suo parere troppo esposti della "Brigata Patrioti Valstrona".
Ritornato ad Omegna per riferire, tentò di ritornare a Megolo il 12 febbraio per recuperare Citterio ma dovette rinunciare poiché la zona era ormai circondata dalle truppe nazifasciste. Si trovava a Mergozzo quando avvenne la battaglia in cui perì il Capitano.
Successivamente attraversò anche lui la Bocchetta di Rimella per raggiungere
Moscatelli. In Valsesia "Cino" gli assegnò, in qualità di commissario politico, il distaccamento "Fanfulla" comandato da Aldo Aniasi "Iso", con il quale, a fine febbraio si trasferì nell'Ossola. La formazione garibaldina s'ingrandì con i renitenti ai bandi della Repubblica Sociale Italiana e con l'afflusso di altri battaglioni provenienti dalla Valsesia fino a diventare la
IIª Divisione Garibaldi "Redi", così chiamata in ricordo di Gianni Citterio caduto a Megolo.
Partecipò all'esperienza della Repubblica dell'Ossola e scampò ai successivi rastrellamenti. Dopo la guerra fu sindaco di Omegna.
Morì a Omegna nel 1974. Medaglia d'argento al Valor Militare.
1 Dalla sua autobiografia, pg. 10, rivolto al Capitano: "…, io al posto tuo avrei rimandato la testa di Simon e avrei fucilato Macchioni, …"