Nacque nel 1915 a Milano.
Si sposò nel 1936 con Filippo Maria Beltrami da cui ebbe tre figli: Luca, Giovanna e Michele.
Durante gli anni '30 i coniugi Beltrami ebbero frequentazioni di ambienti antifascisti soprattutto a Milano. Nell'autunno 1942, in seguito a un disastroso bombardamento su Milano, decisero di trasferire tutta la famiglia nella casa di
Cireggio sul lago d'Orta.
Dopo l'8 settembre 1943, i coniugi valutarono l'opportunità di rifugiarsi in Svizzera finché un gruppo di ragazzi del luogo e di soldati sbandati non offrì a Filippo il comando della nascente
formazione partigiana. Giuliana seguì il marito nell'impresa anche durante le prime operazioni. Anche lei rimase ferita nello scontro a Buccione con gli uomini dei fratelli
Alfredo e
Antonio Di Dio, il 18 dicembre 1943.
Strinse amicizia con Lino Ferrari e con molti altri appartenenti il primo gruppo di partigiani.
Nei primi tempi fu coinvolta anche nella ricerca di finanziamenti per la formazione. Il marito la mandò spesso dagli industriali con questa convinzione: "Con te si vergogneranno magari di più a rifiutare".
I figli furono nascosti nella zona di Varese a casa dei genitori di lei; l'antivigilia di natale del '43, con il precipitare della situazione, Giuliana lasciò il marito e la formazione. Successivamente si nascose in Val d'Aosta, nel Canavese, presso amici antifascisti.
Il 1° febbraio 1944 il Capitano, tramite l'avvocato
Mario Macchioni e una suora di Omegna, ordinò a Giuliana di espatriare in Svizzera con i bambini. Lei si trovava a casa di Piero Malvezzi, vicino Ivrea (Parella), quando seppe di
Megolo e della morte del marito.
Divenne un personaggio da leggenda e girarono voci sul fatto che avesse preso il comando della formazione dopo la morte del Capitano: "con una raffica di mitra la Signora ha ucciso sei tedeschi" sentì dire di sé, da alcuni viaggiatori in treno mentre leggevano un articolo de "La Stampa".
Nei giorni della Liberazione sfilò a Milano con
Bruno Rutto e la
Divisione Alpina dedicata al marito.
"La signora Beltrami, che è sempre molto attiva nell'Anpi (sezione femminile) e scrive poesie - a suo tempo apprezzate da Montale - e libri: ne ha dedicato uno, già nel '46, al suo uomo, Il Capitano. Un libro che è un atto d'amore. "
Filippo - scrive -
non pensava molto a morire, gliene mancava il tempo ... Semmai peccava, non poteva essere che per eccesso. Credo che sia stata una delle poche persone che hanno traversato l'esistenza senza dire né fare né pensare mai una sola cosa meschina, una sola cosa volgare"¹".
E' morta a Milano nel 2005.
1 Ettore Mo, Un eroe della Resistenza - Filippo Beltrami signore dei ribelli, Corriere della Sera, 24 febbraio 2002