Omegna
Il capoluogo del Cusio si affaccia all'estremità settentrionale del lago d'Orta. Nelle sue vicinanze si trovano i paesi di Quarna e di Cireggio, dove ebbe inizio la storia del Capitano.
La cittadina di Omegna, dalla ricca tradizione operaia e antifascista, diventò di colpo celebre per la famosa "calata" del 30 novembre 1943, compiuta congiuntamente dalle formazioni partigiane di Beltrami e Moscatelli.
La "calata" sulla città fu compiuta da sessanta uomini circa ed ebbe uno scopo chiaramente dimostrativo. L'azione si svolse nel giro di poche ore tra la folla festante e praticamente senza necessità di scontro armato. Soltanto nel pomeriggio, quando ormai le esigue forze partigiane si erano già ritirate, la milizia di Omegna rientrò in città sparando a casaccio ed uccidendo un bambino. Il funerale del piccolo Luciano Masciadri divenne poi occasione per rinsaldare il forte legame tra la popolazione e "quelli della montagna". Il 3 dicembre, infatti, più di cinquemila persone (compresi i partigiani che girarono indisturbati) parteciparono alle esequie, mentre le truppe fasciste rimasero rintanate in caserma.
Verso la fine di dicembre, la brigata guidata da Beltrami fu costretta ad abbandonare le alture sopra Omegna e Cireggio per trasferirsi in Valle Strona onde evitare rappresaglie agli abitanti.
Ma ciò non significò l'abbandono della zona e della città che fu teatro di altre eclatanti imprese. Il 1° gennaio del 1944, ad esempio, una formazione di Beltrami, comandata da Bruno Rutto, riempì i muri di Omegna di manifesti inneggianti alla Liberazione e alla lotta contro tedeschi e fascisti.
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1° GENNAIO 1944
ITALIANI,
l'anno che quest'oggi si inizia sarà l'anno della Liberazione della Patria.
Molteplici indizi confortano questa speranza, danno questa assoluta certezza.
Ma più la meta sarà vicina, più dura sarà la lotta; lotta contro l'invasore straniero, lotta contro l'infame oppressore fascista. E a noi, che sin dall'inizio di quest'azione di patrioti, volevamo, consoni alle tradizioni del nostro popolo, improntare la lotta a caratteristiche di gentilezza e di cavalleria, improvvisamente è caduta la benda dagli occhi.
Agli Zurlo, ai Pagani, ai Serravalle, ai Cintoli, tranquillamente rimandati alle loro case e alle loro famiglie, stanno, tragico confronto le vittime di Borgosesia, di Biella, i fucilati di Novara, povere spoglie seviziate, irrigidite nello spasimo di un'atroce agonia, lasciate nel fango delle vie cittadine e nei fossati delle fortezze: vittime e fucilati la cui unica colpa fu di aver amato veramente la Patria, o, destino ancora più tragico, di aver attraversato ignare la strada alla urlante canea dei sanguinari assassini.
E allora il popolo ha il diritto di gridare, deve gridare: BASTA! Basta con queste infamie, basta con questi massacri. E questo grido che già gonfia i petti sia raffica di vento che tutto spazzi, tutto distrugga davanti a sé. Terribile diventi la nostra ira, l'ira di tutta la nostra gente martoriata ed oppressa.
VIVA L'ITALIA
FILIPPO BELTRAMI
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Il giorno dopo si svolsero poi i funerali di Franco Rossari (rimasto ucciso nell'incidente del Buccione tra gli uomini di Di Dio e di Beltrami). Questo il resoconto in un notiziario della GNR¹: " i funerali sono riusciti grandiosi per l'imponenza della massa di operai e per il numero esagerato di corone. Prestava servizio un reparto di 200 partigiani al comando dello stesso capobanda Filippo Beltrami".
Nei giorni successivi Rutto e i suoi uomini continuarono a operare in città senza che le truppe fasciste presenti in zona riuscissero ad impedirlo.
Le azioni continuarono fino al 25 gennaio, in una Omegna ormai presidiata dai reparti della Gendarmeria tedesca fatti giungere appositamente da Verona². A febbraio, dopo la battaglia di Megolo, seguirono momenti di sbandamento, ma già ai primi di marzo la formazione, che nel frattempo aveva assunto il nome di Divisione "Filippo Maria Beltrami" nel nome del suo comandante e fondatore ed era guidata da Bruno Rutto, tornava ad agire in città.
Il 10 agosto 1944 si giunse ad una contrastata Convenzione per una zona neutra che comprendeva Omegna e Crusinallo, firmata dai delegati delle formazioni " Valtoce" e "Beltrami" e controfirmata dal capitano Krumhaar. Tale zona venne ratificata il 28 agosto ma cadde in seguito ai fatti dell'Ossola.
Tra il febbraio e l'aprile 1945 avvennero continui scontri tra i reparti della "Divisione alpina Beltrami" ed il presidio fascista della cittadina.
Molti furono i caduti, alcuni in pieno centro cittadino, come i tre partigiani (Nando Menegola, Ferdinando Rota e Carlo Signini) fucilati dinnanzi al Municipio il 26 novembre 1944.
Il 24 aprile 1945 Omegna venne "liberata" proprio dagli uomini della Beltrami.
1 Guardia Nazionale Repubblicana; fondata dal segretario del Partito Fascista Repubblicano Pavolini che impose la militarizzazione del partito.
2 Il 16 gennaio 1944 c'era stata la seconda occupazione della città per consentire il trasferimento di ex-prigionieri alleati in Svizzera.
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24 aprile 1945 |
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