La battaglia di Megolo
Alla fine di gennaio del '44 i comandanti Garibaldini, per l'avanzare dell'inverno e la scarsità di munizioni nonché le notizie ricevute sulle consistenti avanguardie nazifasciste all'imbocco della Valstrona, decidono in una riunione svoltosi a Campello Monti con tutti i membri del CLN provinciale di ricongiungere tutte le forze partigiane a Megolo per preparare un piano di difesa. Il concentramento è fissato per domenica 13 Febbraio '44.Alle ore 6,30 del mattino contingenti forze nazifasciste attaccano il paese di Megolo, incendiando case, arrestando civili inermi. Le truppe partigiane rifugiate nella parte alta di Megolo esattamente a Cortavolo vengono allertate da un partigiano mattiniero, che per andarsi a lavare ad un rigagnolo lì vicino, aveva visto le case incendiare. Dopo un attimo di stupore i patrioti sono pronti a prendere le loro postazioni. In totale i partigiani saranno una cinquantina, con qualche fucile mitragliatore, una cassa di bombe a mano e pistole. Di fronte hanno una forza di 250 uomini ben armati. Nonostante la differenza degli eserciti in campo, quel gruppo di uomini coraggiosi e tenaci, costringe il cap. Simon - che coordina l'attacco antipartigiano - a chiedere rinforzi. Ad un certo punto il nemico agita stracci bianchi quasi volesse arrendersi. E' un ignobile trucco ed i partigiani non abboccano anzi, contrattaccano dal centro e dalle ali. L'azione tempestiva ributta i nazisti oltre le prime case di Megolo. L'azione dei partigiani non solo crea confusione ma anche perdite da parte del nemico. I partigiani si ritirano nella postazione primitiva e proprio in questa manovra, a colpi di mitra viene abbattuto il partigiano diciottenne Elio Toninelli. Ai nazifascisti arrivano rinforzi, la battaglia riprende aspra. Le cose si mettono al peggio, la mitragliatrice Breda che il giovane "Bartolo" ha fatto cantare così bene si inceppa e lui viene colpito a morte. Sono le 10,45 quando si indeboliscono le speranze, le munizioni cominciano a scarseggiare, Bassano Paolo, Antibo Carlo, Elio Toninelli, Marino Paolo e Bartolomeo Crea sono i primi cinque morti della battaglia di Megolo. Non appena i nazifascisti lasciano il paese, ha inizio la lunga processione di gente di Megolo: uomini, donne e giovinette salgono verso il luogo del Sacrificio e raggiungono il vecchio e grosso castagno.
Vengono raccolte le salme di Beltrami, Di Dio, Carletti, Citterio, Toninelli, Creola, Pajetta e Calvena. I 12 caduti del 13 febbraio '44 vengono composti e allineati in un cascinale confinante con l'Asilo, sono le ultime ore che le salme trascorreranno insieme.
MASSARA E., Antologia dell'antifascismo e della Resistenza novarese, Grafica Novarese, Novara, 1984
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