Colloro nido partigiano
Oggi, con la strada asfaltata, Colloro non potrebbe esser quel che fu in tempo di guerra. Allora grazie alla sua posizione arroccata, difesa da due mulattiere, fu uno dei quartieri generali della lotta di liberazione; più di tanti luoghi allora isolati ha favorito la grande lotta. I principali comandanti partigiani, il cap. Beltrami caduto a Megolo, il cap. Antonio Di Dio di gloriosa memoria, il ten. col. Vittorio Pieri, paracadutato in Valgrande, il ten. col. Attilio Moneta ebbero a Colloro la loro sosta ed ospitalità. I verbali delle riunioni di Colloro sono negli archivi tra quelli importantissimi. Soldati e prigionieri, fuggitivi inglesi e nordamericani, neozelandesi e greci, sudafricani e cecoslovacchi trovarono la via di Colloro. La radio clandestina e il comitato di liberazione di Busto Arsizio che preparava denari e documenti falsi avevano a Colloro il servizio di informazione e trasmissione. A guerra finita ci si poté chiedere come il paese non fosse stato come altri saccheggiato e bruciato in modo peggiore e le vittime sian state così poche. Se i paesani si raccomandavano alla Madonna di Lut, alla cappella dei reduci di tutte le guerre si fermavano pure i partigiani e i poveri prigionieri che da questa via dei monti non sarebbero più tornati e avrebbero trovato lo loro sepoltura tra le zolle della Colma. Alla Madonna avranno raccomandato la loro anima e le loro case: non sempre eran cattivi anche se eran condannati da una divisa che portavano. Non per nulla il piccolo santuario è divenuto per tutta l'Ossola luogo di tante memorie, di riconoscenza e preghiera. Su disegno dell'arch. Vietti Violi di Vogogna un tempio sacrario avrebbe dovuto sorgere e raccogliere intorno alla Madonna le salme dei Caduti.
RAGOZZA E., Aria di Casa Nostra, Pro Loco Premosello Chiovenda 1969
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