Solo il vento parla a quei morti.
Oggi per me è festa. I miei amici mi hanno detto di passare da loro quando torno a Vogogna. Visto che ormai da tanti giorni qui tutto è tranquillo, hanno avuto il permesso di uscire, verranno su a casa con me e faremo un magnifico torneo a ping-pong.
Esco da casa prima del solito, ciao mamma, ciao papà, un bacio e via. Pedalo felice, anche se gelida, la giornata e bella, l'aria è tersa. Il vento frizzante mi taglia la faccia, mi piace, mi piace soprattutto il pensiero che una volta sullo stradone lo avrò in poppa. Oggi è una giornata sì.
Prima di imboccare lo stradone, il vento mi porta il rumore di un motore. Freno e aspetto, li lascio passare. Al riparo di una casa vedo sfilare una camionetta carica di fascisti. Aspetto che si siano allontanati un po' ed esco. La camionetta è ormai lontana, davanti a me e vedo che, anziché proseguire diritta, svolta a sinistra per la strada che attraversa il paese.
Accidenti a loro! Quando passano dentro il paese, finiscono quasi sempre a casa, per le solite perquisizioni-visite. Una bella barba; se li trovo a casa, farò fare una visita lampo, non voglio farmi rovinare la giornata.
Pedalo veloce aiutata dal forte vento che mi spinge dal dietro. Mi sembra di sentire dei colpi lontani, chissà, forse qualcuno che batte qualcosa. Salgo per il viale delle Rimembranze, giro a destra, imbocco la strada che porta a casa e a metà mi blocco. A terra, davanti a me, di traverso, il garzone di Biganzoli, un ragazzo di dodici, tredici anni, morto. La sua bici nera è riversa vicino a lui con la ruota che gira e gira da sola, dal cesto sono uscite le consegne, una cipolla rotola verso di me, ci sono anche dei panini, e una larga macchia di sangue che ingrandisce sempre di più mi viene incontro. Mi riscuote una voce che viene dal negozio "Non stia lì, signorina, corra a casa, svelta".
Giro attorno al ragazzo, lo lascio solo in mezzo alla strada e proseguo: pochi metri e sarò al sicuro, ma lì, tra il Pretorio e l'ingresso di casa, un altro ammazzato, un uomo coperto di sangue che rivoleggia tra l'acciottolato. Più avanti, in fondo alla discesa che porta allo stradone, davanti a casa Ravasenga, scorgo un'altra sagoma per terra. In giro nessuno. Solo il vento spazza la strada deserta, parla a quei morti. La camionetta è entrata in paese, ha ucciso e se ne è andata senza mai fermarsi.
MAIMERI PAOLETTI E., La staffetta azzurra, Mursia Milano 2002
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